I talebani partecipano al Belt and Road Forum cinese, evento iniziato oggi martedì 17 ottobre a Pechino.
Il forum celebra il decimo anniversario dell’ambiziosa iniziativa infrastrutturale globale del presidente Xi Jinping, modellata sulle antiche rotte della Via della Seta, che mira a stimolare il commercio globale e migliorare la posizione internazionale della Cina, riporta Reuters.
L’incontro intende mettere inoltre in luce i crescenti legami di Pechino con l’Emirato Islamico che ha preso il potere in Afghanistan nell’agosto 2021 dopo la partenza delle truppe statunitensi da Kabul, che non è stato formalmente riconosciuto da alcun governo.
Funzionari e ministri talebani a volte si sono recati per riunioni regionali, principalmente quelle incentrate sull’Afghanistan, ma il Belt and Road Forum è tra i vertici multilaterali di più alto profilo a cui è stato invitato a partecipare.
Il ministro ad interim del Commercio e dell’industria dei talebani, Haji Nooruddin Azizi, è a Pechino per invitare grandi investitori in Afghanistan.
Il paese impoverito potrebbe offrire una ricchezza di ambite risorse minerarie. Il ministro delle Miniere ha stimato nel 2010 che l’Afghanistan disponesse di depositi non sfruttati, che vanno dal rame all’oro e al litio, per un valore compreso tra 1 e 3 trilioni di dollari. Non è chiaro quanto valgano oggi.
La Cina è in trattative con i talebani sui piani relativi ad una grande miniera di rame nell’Afghanistan orientale.
Azizi poi continuerà le discussioni a Pechino sui piani per costruire una strada attraverso il corridoio Wakhan, una sottile striscia montuosa nel nord dell’Afghanistan, per fornire un accesso diretto alla Cina, ha detto il portavoce del Ministero Akhundzada Abdul Salam Jawad.
Funzionari cinesi, talebani e del vicino Pakistan hanno dichiarato a maggio che vorrebbero che la Belt and Road includesse l’Afghanistan e che il corridoio economico Cina-Pakistan fosse esteso oltre il confine con l’Afghanistan.
I Talebani non sono stati formalmente riconosciuti da nessun governo da quando hanno preso il controllo dell’Afghanistan due anni fa, quando gli Stati Uniti e altre forze straniere si sono ritirate.
Una serie di restrizioni all’accesso delle donne alla vita pubblica e l’esclusione dal lavoro di molte donne del personale delle ONG hanno aumentato gli ostacoli al riconoscimento, soprattutto da parte dei paesi occidentali.
La Cina ha rafforzato il dialogo con i talebani, diventando il primo paese a nominare un ambasciatore a Kabul da quando i talebani hanno preso il potere e ha investito in progetti minerari.
Il mese scorso l’ambasciatore di Pechino ha presentato le sue credenziali al primo Ministro ad interim dei talebani. Altre nazioni hanno mantenuto i precedenti ambasciatori o nominato capi missione con incarichi d’affari che non implicano la presentazione formale delle credenziali al governo.
Anna Lotti