MEDITERRANEO ORIENTALE. Riprendono i colloqui tra Atene e Ankara

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I colloqui tra Grecia e Turchia sulle tensioni nel Mediterraneo orientale sono ripresi il 25 gennaio a Istanbul dopo una pausa di quasi cinque anni, ma ci si aspettano pochi progressi in un confronto che si trascina da decenni.

Atene vuole discutere solo la delimitazione dei confini marittimi nella regione ricca di gas e le zone economiche esclusive, ma Ankara vuole espandere i colloqui esplorativi a questioni come la smilitarizzazione delle isole nel Mar Egeo e i disaccordi sullo spazio aereo.

«Non è giusto scegliere un solo argomento e dire “stiamo tenendo colloqui esplorativi su questo”», ha detto la settimana scorsa il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu.

Le due parti hanno tenuto 60 round di discussioni tra il 2002 e il 2016 prima che i colloqui si interrompessero. I ministri degli Esteri di entrambe le parti hanno detto nel fine settimana che avrebbero ripreso i colloqui in buona fede. Il vice ministro degli Esteri turco Sedat Onal e il diplomatico greco Pavlos Apostolidis stanno infatti conducendo i negoziati.

Le tensioni sono esplose tra i paesi della Nato, con le loro navi militari che si sono confrontate lo scorso agosto, ma il presidente Recep Tayyip Erdogan ha recentemente offerto un tono più conciliante verso l’Unione europea, che ha sostenuto la Grecia nella disputa.

Ankara ha scatenato Atene quando ha inviato la nave di ricerca Oruc Reis, scortata da una nave da guerra turca, per condurre attività esplorative al largo della costa dell’isola greca di Kastellorizo, che si trova a soli due chilometri dalla Turchia.

Si spera almeno che la ripresa dei colloqui possa calmare le ostilità. La Germania ha guidato gli sforzi europei per risolvere la disputa e la Nato ha istituito una hotline per prevenire il conflitto militare.

Cavusoglu era a Bruxelles per colloqui la settimana scorsa con alti funzionari dell’Unione europea: «C’è stato un “cordiale, franco e approfondito scambio di opinioni” con il vertice diplomatico del blocco Josep Borrell», ha detto l’Ue.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha detto che «il dialogo è essenziale, ma ci aspettiamo anche gesti credibili sul terreno».

Antonio Albanese