Nel 2019, le relazioni tra Turchia e Arabia Saudita erano al punto più basso nella storia delle loro relazioni dopo l’assassinio a Istanbul del giornalista Jamal Khashoggi. Oggi, i legami tra Ankara e Riad sembrano essere quasi cordiali, grazie in parte alla distensione tra il Qatar, alleato della Turchia, e il blocco a quattro nazioni a guida saudita (Emirati Arabi Uniti, Egitto, Bahrein) che ha imposto un embargo su Doha nel 2017.
Come riporta Al Jazeera, all’inizio di questo mese, una riunione del Consiglio di cooperazione del Golfo ha visto l’Arabia Saudita e i suoi alleati ripristinare i legami con Doha, compresa la riapertura dello spazio aereo e delle frontiere.
La mossa è stata accolta dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan come «molto benefica (…) Speriamo che la nostra posizione nella cooperazione del Golfo sia ristabilita. Questo renderà la cooperazione del Golfo più forte».
Il riavvicinamento è stato seguito dall’offerta del Qatar di mediare tra Ankara e Riyadh: «Se questi due paesi vedono che lo stato del Qatar ha un ruolo in questa mediazione, allora è possibile farlo. È nell’interesse di tutti che ci siano relazioni amichevoli tra questi paesi», ha detto l’inviato speciale del Qatar Mutlaq al-Qahtani.
Prima della riunione del Ccg, c’erano stati segnali in tal senso: all’inizio del G-20 a novembre, Erdogan e il re saudita Salman bin Abdulaziz hanno parlato per telefono; i ministri degli Esteri dei due paesi si sono poi incontrati a una conferenza dell’Organizzazione della cooperazione islamica in Niger, dopo la quale il turco Mevlut Cavusoglu ha twittato che la loro partnership «beneficerà non solo i nostri paesi, ma la nostra intera regione».
Sia l’Arabia Saudita che la Turchia prevedono che l’amministrazione Biden cambierà drasticamente le sue priorità nella regione, come i rapporti con l’Iran, ponendo maggiore enfasi sui diritti umani. Il deterioramento delle relazioni turco-saudite è venuto alla ribalta dopo la primavera araba del 2011, quando Ankara ha appoggiato i Fratelli Musulmani nella speranza di installare governi a lei vicini.
L’Arabia Saudita e i suoi alleati si oppongono ai Fratelli Musulmani e hanno definito il gruppo un’organizzazione “terroristica”, facendo sì che i membri fuggissero e si stabilissero a Istanbul.
Il sostegno della Turchia a Mohamed Morsi, eletto presidente egiziano nel 2012 ma deposto dai militari un anno dopo, è stato un primo esempio del sostegno di Ankara ai Fratelli Musulmani. Il generale che lo ha rovesciato, Abdel Fattah el-Sisi, è sostenuto da Riyadh.
La divisione si è manifestata in ambiti come la Siria, dove il blocco arabo si è mosso per normalizzare le relazioni con il regime di Bashar al-Assad, mentre Erdogan ha mantenuto il sostegno ai combattenti dell’opposizione, e il conflitto in Libia, dove la Turchia sostiene il governo di accordo nazionale di Tripoli, mentre l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Egitto sostengono le forze del comandante rinnegato Khalifa Haftar.
Ora, la “guerra diplomatica di logoramento” non è più sostenibile, Sul fronte economico, la Turchia ha necessità di attirare investitori stranieri per sostenere la sua economia vacillante e ha bisogno di una parvenza di normalità nella sua politica estera per attirarli. La normalizzazione tra la coalizione saudita e il Qatar ha rimosso una barriera alla riconciliazione tra Ankara e Riyadh. Secondo gli osservatori, tuttavia, i potenziali ostacoli persistono. I passi verso il miglioramento delle relazioni non hanno affrontato le rivalità di fondo tra Arabia Saudita e Turchia in Africa, nel Mediterraneo orientale e in altre aree in cui Riyadh vede l’impronta della Turchia come una minaccia.
Nel Golfo, i legami strategici tra Ankara e Doha, compresa la base militare della Turchia, continueranno a rappresentare una sfida per l’Arabia Saudita. La collaborazione turca con l’Iran è stata un’altra fonte di allarme per i sauditi. D’altra parte, qualsiasi mossa dell’amministrazione Biden per allentare la pressione sull’Iran potrebbe vedere l’Arabia Saudita guardare alla Turchia per aiutarla a frenare Teheran, il più grande rivale del regno.
Ankara potrebbe anche cercare di compartimentare i suoi legami con Riyadh come ha fatto con l’Iran e Israele per separare i legami finanziari dalla politica. Non riuscire ad affrontare le cause profonde del disaccordo porterà solo ad un accordo “provvisorio”: in breve, sarebbe solo una tregua.
Graziella Giangiulio