Prosegue l’offensiva diplomatica occidentale con l’approssimarsi del referendum del 30 settembre sul nuovo nome da dare alla Fyrom.
Da ultimo, l’ambasciatore francese presso l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Christian Thimonier, ha esortato il popolo dei Balcani ad approvare il cambio di nome nel referendum del 30 settembre, dicendo che «la scelta è tra Macedonia del Nord e Corea del Nord», scrive il quotidiano greco Kathimerini.
«Ho parlato con i macedoni e so che non è facile, ma tutti dovrebbero pensare alle prossime generazioni. Forse sono stato troppo diretto, ma lo dirò di nuovo: la scelta è tra la Macedonia del Nord e la Corea del Nord. Si dovrebbe sapere cosa scegliere», ha detto Thimonier durante un dibattito, ripreso anche dall’agenzia di stampa statale Fyrom Mia.
«Credo che i macedoni siano in grado di fare sacrifici e ora hanno una reale opportunità… di dimostrarlo», ha detto Thimonier.
Parlando allo stesso dibattito, il diplomatico francese Alain Le Roy ha detto che, sebbene l’accordo firmato con la Grecia a giugno non sia “perfetto”, c’è stato comunque “unanime sostegno” all’accordo.
La scorsa settimana gli eurodeputati Eduard Kukan e Knut Fleckenstein hanno chiesto ai cittadini macedoni di andare a votare per il referendum del 30 settembre; questa carrellata di politici
impegnati sul piano internazionale è l’ennesima mossa del governo macedone per sostenere il referendum e quindi l’adesione conseguente alla Nato, alla Ue, che sono vincolate all’approvazione del nuovo nome “Macedonia del Nord” e alla sigla dell’accordo con la Grecia.
Anche il commissario Ue per l’Allargamento, Johannes Hahn, ha detto la presenza di leader occidentali in Macedonia è l’ultima offensiva diplomatica prima del referendum. Dopo il segretario alla Difesa statunitense James Mattis, Skopje ha visto atterrare il capo della diplomazia tedesca Heiko Mass, 10 giorni dopo la visita del cancelliere Angela Merkel.
Johannes Hahn ha invitato a votare, chiarendo anche le conseguenze se il voto non dovesse andare a buon fine.
L’ultima decisione verrà presa dal parlamento di Skopje, ha detto, ma il referendum è certamente indicativo del sentire popolare. I macedoni devono essere consapevoli delle conseguenze: la Macedonia è bloccata nel processo di avvio dei negoziati con l’Ue da 10 anni e ora «ci troviamo di fronte alla prospettiva della sua piena presenza nelle strutture euro-atlantiche (…) Far parte della democrazia è un buon affare. Ora i cittadini, sovrani, devono prendere una decisione. La mia unica richiesta è di cogliere questa opportunità».
Anna Lotti