ITALIA. Fermiamo la guerra della pesca con la Libia

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Il presidente del Distretto della Pesca e Crescita Blu, Giovanni Tumbiolo, ha scritto una nota ai capi militari della Libia: al Generale Ayoub Omar Qassem, portavoce del Consiglio Presidenziale di Tripoli guidato da Fayez Al Sarraj ed al Colonnello Ahmed El-Mismari, portavoce del Libyan National Army (Lna) di cui è comandante generale Khalifa Haftar.

I due militari nei giorni scorsi hanno parlato alla stampa internazionale di una presunta violazione delle acque territoriali libiche. L’angosciante vicenda del mitragliamento avvenuto il 16 gennaio u.s., a danno di tre pescherecci del Distretto di Mazara del Vallo si è consumata a 18/20 miglia, al largo di Bengasi-Derna, in acque internazionali, dove storicamente viene esercitata la pesca (selettiva e sostenibile) del gambero rosso.

Il presidente del Distretto siciliano si rivolge, con deferenza e rispetto, ai due Alti militari ricordando loro che quell’area è “affollata” da tanti, tantissimi, “attori” militari riconducibili a diverse milizie e tribù libiche.

Tumbiolo esprime tutta la fraterna solidarietà agli amici libici avendo esercitato con loro sul campo tante azioni umanitarie congiunte di successo, grazie al legame di profondo rispetto e di condivisione che unisce la Sicilia ed i siciliani al popolo libico.

«Le distinte ma identiche precisazioni pervenute dalle due Autorità libiche circa una presunta violazione delle acque territoriali» sottolinea Tumbiolo «sono sì la prova di uno stato di tensione cui i pescatori siciliani ed anche i pescatori libici vorrebbero sottrarsi, ma dimostrano che entrambi i militari hanno un radicato attaccamento ai valori dello Stato ed un grande rispetto per le risorse naturali. Ciò gli rende onore. Ma sono proprio questi i valori che ci accomunano. La pesca non deve e non può essere un pretesto per inasprire le diverse posizioni. Anzi potrebbe, dovrebbe, divenire uno strumento di dialogo, di cooperazione produttiva, e di pace».

Tumbiolo segnala ai due comandanti militari che «le incomprensioni derivanti dalla storica mancata definizione dei limiti delle acque territoriali non può portare al sacrificio di pescatori incolpevoli che sono desiderosi di costruire relazioni di lavoro. Il Governo Italiano ed il Presidente Gentiloni, insieme a tanti altri Paesi, sotto l’egida delle Nazioni Unite sono impegnati nella costruzione di un processo di pace che, come tutti i processi difficili ed articolati, prospetta tempi lunghi. Bisogna evitare un’escalation di violenza le cui vittime siano pescatori incolpevoli. Ciò rischierebbe di complicare ulteriormente il dialogo avviato, a più livelli, dai Governi e che le Istituzioni Italiane sostengono con costruttiva determinazione».

Tumbiolo invita pertanto, pur nell’assoluto rispetto e condivisione delle iniziative e delle attività dei Governi, le parti coinvolte nel campo della pesca ad incontrarsi per avviare nelle due aree (Bengasi-Derna e Misurata-Tripoli) accordi scientifici e produttivi per tutelare e  salvaguardare il Mare Nostrum. «Sarebbe questo un grande gesto di responsabilità della gente di mare che metterebbe il sistema pesca mediterraneo ed i pescatori fuori dalle altre complesse vicende e discussioni a loro estranee. Il Distretto della Pesca e Crescita Blu lavora per la tutela della salute del mare e salvaguardarlo per le future generazioni a prescindere dalla razza, religione, lingua e nazionalità di chi è impegnato nel mare. Siamo stanchi di questa “guerra del pesce”, che dura da troppi anni ed è figlia delle incomprensioni giuridiche, tecniche e politiche, con il fine di definire insieme l’agenda della cooperazione marittima nel Mediterraneo. Il Popolo Libico, da est ad ovest, conosce bene la nostra generosità manifestata in più occasioni (anche nel corso della Rivoluzione del 2011). Pertanto può fidarsi della Comunità Siciliana e dei nostri pescatori».

Redazione