#ISRAELHAMASWAR. Khan Yunis: zona di guerra. Houthi si preparano a nuovi attacchi

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Il 23 gennaio, 109° giorno dell’inizio dell’operazione israeliana a Gaza è la giornata in cui le autorità palestinesi hanno riferito che nelle ultime 24 ore nella Striscia sono stati uccisi 195 palestinesi. Dall’inizio della guerra, secondo i loro dati, sono state uccise 25.490 persone e ferite circa 63.300.

Israele piange 24 soldati uccisi negli attentati durante la presa di Khan Yunis e almeno 30 feriti. Un contesto in cui Hamas ha rifiutato la tregua di due mesi di cessate il fuoco e quindi la speranza delle famiglie che i rapiti in mano ad Hamas e alla Resistenza Islamica tornino a casa si assottigliano. 

400.000 persone rischiano di morire da un momento all’altro nel nord della Striscia di Gaza. A seguito dell’interruzione dell’alimentazione di base, manca l’acqua e ancora mancano i farmaci. 

Il canale Al Arabiya riporta messaggio di Hamas: «I negoziati sui prigionieri non si sono fermati, ma non hanno raggiunto il livello del raggiungimento di un accordo. Non c’è ritirata, né resa, e combatteremo anche se non rimarrà nessuno tra noi. Continuare la resistenza è la scelta del popolo di Gaza». 

Il Portavoce del governo israeliano, Eylon Levy, ha invece riferito alla stampa che «Sono in corso sforzi per rilasciare gli ostaggi tenuti a Gaza».

Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha affermato che i ministri degli Esteri degli Stati membri dell’UE hanno approvato la creazione di una missione militare per proteggere le navi mercantili nel Mar Rosso dagli attacchi degli Houthi. La NATO sta rafforzando la sua forza antimine in vista dell’operazione contro gli Houthi. La nave antimine tedesca M1064 Grömitz classe 332 con dispositivi antimine a bordo è entrata nel Mar Mediterraneo.

In Iran, il 23 gennaio, si è svolta una cerimonia di trasferimento di massa di UAV e munizioni vaganti alle forze di sicurezza iraniane e questo potrebbe significare che le stesse armi potrebbero arrivare agli Houthi.

Il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen, in un incontro con i suoi omologhi europei ha detto: «Abbiamo proposto l’idea di un’isola artificiale come patria alternativa per i palestinesi». Hamas in tutta risposta ha detto che il ministro ha problemi “psicologici”. Preoccupano invece le parole scritte da Israeli Broadcasting Corporation: «Una delegazione di sicurezza israeliana guidata dal direttore generale del Ministero della Difesa è arrivata il 22 gennaio a Washington. La visita della delegazione per la sicurezza a Washington mira a rafforzare l’acquisto di armi da combattimento a Gaza e la possibile guerra in Libano». Nella giornata del 23 gennaio Il Consiglio politico e di sicurezza dei ministri tiene ora una riunione straordinaria con la partecipazione dei capi delle autorità settentrionali in uno degli insediamenti settentrionali.

Ieri si è registrato un incidente a Tel Aviv: accoltellamento all’interno di un supermercato a Holon.

Secondo la CNN, il direttore del Mossad David Barnea, nel corso del suo incontro a Varsavia a dicembre con il capo della CIA e il primo Ministro del Qatar, ha proposto di espellere la leadership di Hamas dalla Striscia di Gaza come parte di un ampio piano di cessate il fuoco. La questione è stata sollevata nuovamente in un successivo incontro a Doha tra il capo della CIA e il primo Ministro del Qatar, e il funzionario del Qatar ha chiarito che “questo piano non funzionerà” perché i leader di Hamas non credono che Israele fermerà i combattimenti a Gaza.

Il 22 gennaio in una dichiarazione ufficiale congiunta di Stati Uniti, Regno Unito, Bahrein, Australia, Canada e Paesi Bassi si legge che «Otto obiettivi Houthi attaccati nello Yemen, concentrandosi su sistemi sotterranei, missilistici e di controllo aereo». Tra il 2015 e il 2020, la base aerea di Al-Dailami, bombardata anche la notte del 23 gennaio, adiacente all’aeroporto internazionale di Sanaa, è stata sottoposta a oltre 200 attacchi aerei si presuppone dunque che nel sito non ci siano particolari armi o trampolini di lancio per razzi o missili. Secondo gli Houthi sarebbero stati 18 gli attacchi contro lo Yemen: «12 raid contro Amanat Al-Asimah e nel Governatorato di Sana’a; Tre raid nel Governatorato di Hodeidah; Due raid nel Governatorato di Taiz; Un raid nel governatorato di Al-Bayda». Gli Houthi hanno promesso di vendicarsi, tra le 00:28 e le 16:00 del 23 gennaio si segnalano un attacco ad una nave americana, e un incidente a un km dallo Yemen. Il 22 gennaio è stata colpita la nave cisterna Ocean Jazz. 

Ed ora uno sguardo alla linea del fronte aggiornato alle 16:00 del 23 gennaio. 

Scontri a fuoco tra il nord di Israele e il sud del Libano. Rinnovate incursioni israeliane nella città di Aitaroun, nel sud del Libano. Hezbollah ha risposto con attacco missilistico che ha preso di mira la base aerea di Meron. Attacco confermato anche dall’IDF. 

A Gaza nord le Al-Qassam si scontrano con veicoli e forze israeliane nelle regioni orientali di Jabalia Al-Balad.

A Gaza sud è in corso dalle 17:00 del 22 gennaio un attacco al campo di Khan Yunis. Gli scontri nella parte ovest, est e meridionale di Khan Yunis sono continuati per tutta la giornata del 23 gennaio. I carri armati di Israele sono arrivati al centro industriale di Khan Yunis. A partire dalle ore 15:00 sono cominciati gli contri per le strade di Khan Yunis, o post di Hamas parlavano di: zona di guerra.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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