#ISRAELHAMASWAR. Ancora scontri a Khan Yunis. Gli houthi minano i porti di Sanaa e Hodeidah

46

L’Alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell afferma: «Dobbiamo iniziare a parlare seriamente di una soluzione a due Stati, è chiaro che il modo in cui Israele sta cercando di distruggere Hamas è sbagliato».

L’Unione Europea presenta un piano in dieci punti per la pace tra israeliani e i palestinesi. Nei colloqui separati che si sono tenuti ieri, a Bruxelles, i ministri degli Esteri dell’Unione europea con Israele e le Autorità palestinesi hanno presentato il piano in dieci punti per la pace tra le due parti. Si attende l’evolvere della situazione. Il ministro degli Esteri belga Hadja Lahbib ha dichiarato che il conflitto non si risolverà con le armi nella Striscia di Gaza e che la violenza deve finire.

Secondo il New York Times: “È improbabile che Israele possa sconfiggere Hamas a breve termine”. Un’analisi di Thomas Friedman afferma che l’opinione prevalente in America e tra l’esercito israeliano è che Tel Aviv sia lungi dallo sconfiggere Hamas.

Secondo il NYT piani israeliani prevedevano: “il controllo delle città di Khan Yunis e Rafah entro la fine di dicembre a tutt’oggi sono in corso scontri a Khan Yunis”. “Liberazione degli ostaggi e scambi con i detenuti”, attualmente il processo è completamente bloccato. 

E a proposito dei rapiti le famiglie dei prigionieri israeliani detenuti dalla resistenza ripetono: “Ora, ora” dopo aver preso d’assalto una riunione della Knesset, in riferimento alle loro richieste di concludere immediatamente un accordo di scambio. Mentre secondo i media israeliani Benjamin Netanyahu, primo Ministro di Israele, durante il suo incontro con i rappresentanti delle famiglie dei prigionieri ha dichiarato: «Non c’è una vera proposta di Hamas, ma c’è invece un’iniziativa da parte nostra, e non entro nei dettagli». 

Secondo il Wall Street Journal, Stati Uniti, Egitto e Qatar stanno promuovendo un piano globale per liberare i rapiti e porre fine alla guerra, con particolare attenzione al ritiro delle forze dell’IDF da Gaza. La pubblicazione sottolinea che in questa fase non vi è alcuna reazione a questo passo da parte di Israele e Hamas, ma il fatto stesso che i contatti avvengano dopo un lungo periodo di separazione è un segnale positivo. L’Egitto afferma che Israele finora ha rifiutato di discutere la fine completa della guerra.

I negoziati sul rilascio dei prigionieri nella Striscia di Gaza rimangono in un vicolo cieco; Israele non è d’accordo con la richiesta di Hamas per un cessate il fuoco permanente, ha riferito NBC News, citando un diplomatico anonimo. Si dice che le parti siano riuscite ad accordarsi su “alcuni meccanismi” per l’eventuale scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi, ma la posizione di Israele non consente la conclusione di un accordo.

Anche in tema di pianificazione strategica al fronte Israele non sembra avere le idee chiare: il ministro israeliano Ofir Sofer dubita della capacità di Israele di «ottenere la vittoria su Hamas, in conformità con gli obiettivi dichiarati della guerra», e parla di un errore israeliano nell’aprire il fronte settentrionale nelle prime fasi della guerra. Mentre il ministro per la Difesa, Yoav Galantalla sua controparte francese ha detto: «Nessun cessate il fuoco in Libano finché i coloni non saranno tornati alle loro case». Il 22 gennaio, il Ministro israeliano ha poi detto: «Anche se Hezbollah smettesse di sparare unilateralmente, Israele non smetterà di sparare finché non garantirà il ritorno sicuro dei residenti del nord alle loro case, dopo che la situazione della sicurezza al confine sarà cambiata».

Al momento, Israele sta ancora cercando di evitare una guerra in Libano finché combatte a Gaza. Nell’incontro Gallant ha sottolineato l’importante ruolo della comunità internazionale per stabilizzare la situazione della sicurezza al confine settentrionale, come parte dello sforzo politico guidato dall’amministrazione americana.

Tensione alle stelle anche nel Mar Rosso: il 20 dicembre gli Houthi hanno postato on line un video del missile Houthi mentre colpisce il 16 gennaio la nave greca Zogfaria al largo delle coste dello Yemen. Sempre il 20 dicembre la Coalizione statunitense-britannica ha attaccato Sanaa e Hodeidah. 

Nel frattempo le interruzioni del transito attraverso il Mar Rosso stanno colpendo sempre più i flussi commerciali internazionali. Secondo la piattaforma PortWatch del Fondo monetario internazionale, i volumi di transito attraverso il Canale di Suez quest’anno fino al 16 gennaio sono diminuiti di circa il 37% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Bloomberg afferma che i prezzi delle spedizioni marittime aumentano alla luce della tensione nel Mar Rosso.

Le navi che devono passare dal Mar Rosso, e non trasportano beni per Israele secondo un rapporto di Cairo Channel, sollevano un cartello con su scritto: «Non abbiamo nessuna relazione con Israele con l’insistenza dello Yemen nel prendere di mira le navi dirette verso Israele in solidarietà con Gaza». Ed è con questo cartello che per esempio nel fine settimana sono transitate senza incidenti navi battenti bandiera indonesiana. 

A partire dal 21 gennaio si è diffusa la notizia secondo cui gli Houthi stiano depositando un gran numero di mine nel Mar Rosso per scoraggiare un possibile attacco navale da parte di Stati Uniti e Regno Unito. La recente collisione tra due navi da ricerca mineraria della Royal Navy ha complicato il compito di bonificare le mine marine.

Nel frattempo le Yemen del nord si prepara alla guerra altre tribù hanno dichiarato la loro disponibilità a combattere l’invasione americana in Yemen, alleandosi agli Houthi. 

Dal 22 gennaio prende inoltre il via alla seconda fase della campagna per boicottare i prodotti israeliani e americani: il governatore di Hodeidah, Muhammad Ayyash Qahim, e il sottosegretario aggiunto del Governatorato, Ali Kabari, hanno inaugurato il 22 gennaio la seconda fase della campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani e americani nell’ambito della campagna nazionale a sostegno di Al-Aqsa e del popolo palestinese. Stessa cosa è avvenuta nel distretto di Al-Maraw’a a Hodeidah, la campagna ha lo slogan: ”Il boicottaggio è un’arma efficace”.

Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani ha confermato che la mancanza di sicurezza nella regione è il risultato di ciò a cui abbiamo assistito a Gaza negli ultimi 108 giorni, sottolineando che è tempo che questi paesi esercitino nuovamente pressioni su Israele e le impediscano di continuando la guerra.

I genieri dell’IDF hanno fatto saltare in aria “cinque edifici di Hamas” nella zona costiera utilizzando 2 tonnellate di esplosivo. Numerosi i video mandati on line dall’IDF che mostrano i nuovi tunnel scoperti nelle aree prima sotto il controllo di Hamas. 

Ed ora la situazione sul fronte aggiornato alle ore 16:00 del 22 gennaio.

Nel nord della Striscia di Gaza sono proseguiti sporadici scontri e pesanti bombardamenti sugli edifici urbani. L’edificio municipale di Gaza, una delle strutture più antiche della città, ha subito danni significativi. Nella giornata del 22 gennaio hanno bombardato una linea di rifornimento e un percorso per i veicoli israeliani a est di Jabalia con una raffica di colpi di mortaio. Israele ha risposto con bombardamento che ha provocato incendi in corso nel nord di Gaza all’interno del campo di Jabalia.

Nell’area dell’istmo tra la parte settentrionale e quella meridionale della Striscia di Gaza, gli israeliani hanno rafforzato l’assalto attorno ad al-Bureij. La presenza dell’IDF nell’area è limitata e mira a ripulire ulteriormente l’area.

A Khan Yunis, le truppe israeliane sono avanzate e hanno raggiunto un sito di addestramento dei militanti di Hamas. Il sito si trova a 500 metri dall’ospedale Nasser, uno dei principali obiettivi israeliani in città. Sembra che Israele stia impiegando sta spingendo più di 9 brigate nelle battaglie in corso a Khan Yunis, che sono le più grandi dall’inizio della guerra di terra nel settore. Forte resistenza incontrata da parte dell’esercito di Israele che il 22 ha subito almeno due agguati importanti a est di Khan Yunis. 

Contemporaneamente continuano gli attacchi a Rafah, l’unica città della Striscia di Gaza rimasta intatta. Tuttavia, presto gli israeliani si attiveranno anche qui per prendere il controllo del corridoio di Filadelfia.

Sul confine settentrionale di Israele, i militanti Hezbollah continuano a lanciare attacchi ai valichi di frontiera e alle basi militari dell’IDF. Le forze israeliane continuano a bombardare massicciamente obiettivi in tutto il Libano meridionale; nella mattina del 22 colpito da bombardamenti aerei israeliani il villaggio Sheheen. 

Nella regione del Mar Rosso, gli Houthi hanno lanciato missili antinave contro la petroliera americana Chem Ranger. È stato riferito che la nave è stata distrutta, ma il comando americano non ha confermato questa informazione.

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

Per la versione inglese dell’articolo, cliccare qui – To read the english version, click here
Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/