Israele blocca i nuovi insediamenti

233

ISRAELE – Gerusalemme 14/11/2013. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al ministro competente per le abitazioni di riconsiderare i piani a termine per la costruzione di migliaia di nuove case in Cisgiordania e a Gerusalemme est.

Considerato il fatto che l’annuncio dei nuovi insediamenti ha causato un conflitto con la comunità internazionale, in un momento in cui si stanno compiendo sforzi importanti per giungere ad un accordo con l’Iran, perseverare con l’occupazione dei territori potrebbe portare ad un isolamento del paese in un contesto globale. Le dichiarazione di Netanyahu hanno convinto il ministro Uri Ariel a rivedere i piani, che secondo il movimento Peace Now, prevedono la costruzione di 24mila nuove abitazioni di coloni (circa 20.000 in Cisgiordania e 4000 a Gerusalemme est) nelle suddette zone. La relazione presentata dal gruppo aveva spinto i palestinesi a minacciare l’uscita dai colloqui di pace del Medio Oriente. Inoltre i funzionari Usa, che seguono le vicende, hanno dichiarato la loro sorpresa e un portavoce del Dipartimento di Stato ha annunciato di aver richiesto ulteriori spiegazioni a Gerusalemme. 

È chiaro quindi che le indicazioni del Premier Netanyahu giungono a seguito della valanga di critiche da parte della comunità internazionale che ha insinuato la scarsa volontà di Israele nel procedere sulla via dei negoziati di pace con i palestinesi. In un momento in cui i riflettori sono puntati sul Medio Oriente e sulla crisi siriana e in cui si cerca di trovare un accordo anche con l’Iran, continuare a spingere su un progetto di ampliamento dei propri territori avrebbe costituito un elemento di negatività nel contesto internazionale. È sempre più evidente la necessità di trovare un nuovo equilibrio tra i due stati, giungere ad un reciproco riconoscimento. È poi necessaria una ricomposizione del tessuto sociale dei profughi palestinesi costretti a vivere nei campi dei paesi limitrofi in una diaspora ormai ultra generazionale. L’assordante silenzio calato su questo tema non è certo la soluzione; in Siria, paese in cui viveva un elevato numero di palestinesi inseriti nella struttura sociale, si è avuto il più grande e recente esodo di questo antico popolo che si è riversato nei campi dei paesi limitrofi già al collasso, determinando instabilità e situazioni socio sanitarie devastanti.