Riflessioni su Isis

240

ARABIA SAUDITA – Riad 11/09/2014. Una interessante riflessione su Isis e la rinascita del Califfato, è stata pubblicata dal quotidiano saudita Asharq al Awsat, il 10 settembre, a firma di Ghassan Al Imam, con traversa figura del giornalismo siro-iracheno, che oggi vive e opera a Parigi.

Per al Issam, Isis afferma di aver realizzato in pochi mesi quello che altri progetti sull’unità araba non sono riusciti a fare da quando «Mustafa Kemal Atatürk abolì il califfato islamico ottomano nel 1924. In un batter d’occhio, Isis ha chiesto a 1,5 miliardi di musulmani in tutto il mondo di aderire alla nuova “terra dell’Islam” dopo averla “epurata” da sciiti, cristiani e yazidi, e aver decapitato giornalisti e macellato i “crociati”».
Lo Stato islamico ha imposto obblighi di fedeltà, obbedienza e fedeltà assoluta alle persone nel territorio sotto il suo controllo. «Senza dialogo sociopolitico, istituzioni, o partiti politici, il silenzio è sceso nello “Stato Islamico”. Il “califfato” nega la necessità di una politica, della cultura, o la libertà.
Ha modificato i programmi scolastici e vietato l’insegnamento delle scienze umane, dell’educazione fisica e della musica; ha chiuso le scuole femminili e ha vietato alle donne di lavorare o di viaggiare, per paura che venissero distratte dalle faccende domestiche. Esorta i credenti a passare all’aldilà con soddisfazione e gioia, dopo il buio della loro dimora temporanea in questo mondo». La descrizione e la denuncia che viene fatta della politica “interna” dello Stato Islamico è chiara, ancora di più lo è quella della politica estera e degli errori del mondo arabo che abbia o conosciuto e abbiamo conosciuto fino ad ora.
«Isis ha abolito le frontiere coloniali tra i paesi arabi, e ha proclamato la “jihad”. Ha ucciso più civili musulmani che occidentali; ha arrestato persone di tutte le religioni e credo. Le sue azioni hanno provocato la reazione di tutto il mondo; ha fatto scoppiare guerre religiose e settarie sulle nostre terre».
Per l’editorialista di Asharq al Awsat, Isis non costituisce una seria minaccia per i sistemi politici degli stati arabi, ma «si tratta di vincere la guerra di propaganda fatta trasmettendo notizie fuorvianti a parti della società che mancano di consapevolezza politica e degli strumenti per elaborare e analizzare le informazioni». Mettere in luce «la sua ignoranza religiosa e la sua brutalità nel trattare con persone e minoranze non è più sufficiente» prosegue al Imam «i successi di Isis devono essere confrontati e contrapposti a quelli del sistema arabo contemporaneo visto che i paesi arabi hanno raggiunto l’indipendenza tra il 1940 e 1950.
Politicamente parlando, ho detto e continuo a dire che il sistema arabo è nato con l’indipendenza. Le sue ambizioni erano limitate alla creazione di una Lega Araba piuttosto che alla creazione di una unione delle società arabe. Con il tempo, le ambizioni espresse nella retorica della Lega araba e nella maggior parte dei regimi arabi è diminuita, e si è cominciato a parlare di “popoli arabi” piuttosto che di “nazione araba”. Questa retorica ha spianato la strada per la disgregazione sociale, le lotte settarie, e l’emergere di gruppi simili a Isis».
Venendo poi al Califfato di Isis, si afferma che «non è all’altezza delle ambizioni nazionaliste arabe. Si sta ripetendo l’errore del califfato islamico storico (omayyade e abbaside) la cui inerzia e il carattere antidemocratico hanno portato allo scoppio di una aspra lotta di potere fra arabi e non arabi. La lotta si è conclusa con l’affermazione del potere mamelucco, turco, nelle terre arabe, indebolendo il senso di appartenenza alla nazione araba, distruggendo quasi la lingua, la cultura e il patrimonio letterario con slogan religiosi».
⁃ Il sistema arabo contemporaneo avrebbe contribuito a «ripristinare la lingua araba e il suo patrimonio culturale e letterario (…) Gli Stati arabi del Golfo e il Maghreb devono percepire il pericolo rappresentato per la loro identità nazionale, dal flusso di migranti africani e asiatici (…) Il perseguimento fatto da Isis dell’unità del mondo musulmano mette il futuro del mondo arabo a rischio. Nessuna unità islamica è possibile senza quella araba: in caso contrario, gli arabi musulmani saranno persi in un mare di musulmani non arabi. Senza la rivoluzione egiziana che ha rovesciato il governo dei Fratelli Musulmani, l’ex presidente egiziano Mohamed Morsi avrebbe fatto un accordo con Turchia e Iran per realizzare un “progetto di califfato” simile a quello di Isis». Isis è fuori della legalità internazionale perché ha scelto di utilizzare un «approccio alla costruzione dello Stato sulla base della coercizione e del terrore». La purga draconiana fatta sulle terre islamiche delle minoranze religiose ed etniche «è in contraddizione con i principi dello Stato moderno e dell’Islam stesso, che vieta ai musulmani di commettere atrocità in tempo di guerra (…) Si sta cercando di minare la coesistenza tra arabi musulmani e i non musulmani, che nel corso di 1.500 anni, non hanno rappresentato una minaccia per l’Islam (…) il progetto di Califfato di Isis non può sostituire il pan-arabismo arabi, anche se ha annunciato l’abolizione delle frontiere di epoca coloniale».