
Un esperto di comunicazioni iraniano ha avvertito che la censura di internet ha portato milioni di utenti a installare applicazioni VPN che potrebbero fungere da strumenti di spionaggio per i servizi segreti stranieri.
Gli iraniani hanno bisogno di VPN per connettersi ad esempio a Facebook, WhatsApp, Telegram e molti altri, tra cui fonti di notizie straniere come il servizio persiano della BBC e altri siti web esteri. Durante la “Guerra dei 12 giorni” tra Iran e Israele, i provider di servizi internet iraniani sono stati costretti a disconnettere completamente le connessioni internet del Paese per oltre 48 ore, allo scopo di non far trapelare nulla o quasi
Hamid Ziaei Parvar, professore di comunicazione, ha affermato in un post sui social media che le politiche di filtraggio della rete in Iran hanno di fatto facilitato l’installazione diffusa di decine di milioni di applicazioni VPN sviluppate da agenzie di intelligence israeliane o straniere, come riportato da Citna e da BneIntelliNews.
“I difensori e gli implementatori del filtraggio hanno, consapevolmente o inconsapevolmente, giocato in campo israeliano”, ha dichiarato Ziaei Parvar, sostenendo che l’approccio basato sul filtraggio è diventato una piattaforma per l’installazione di strumenti di spionaggio piuttosto che una protezione della sicurezza nazionale.
Nell’ultimo decennio, l’Iran ha ampiamente bloccato social media e piattaforme di comunicazione, tra cui Instagram, Telegram, WhatsApp, Twitter e YouTube, costringendo milioni di utenti a fare affidamento su strumenti di elusione per mantenere le comunicazioni quotidiane per lavoro o studio.
Questi strumenti, comunemente noti come VPN o “filter-breaker”, sono offerti principalmente da fonti sconosciute o sviluppatori con identità poco chiare. La maggior parte è gratuita e richiede l’accesso completo alle informazioni del dispositivo, alle comunicazioni di rete, ai file, ai dati sulla posizione e persino all’accesso a fotocamera e microfono.
Gli esperti di sicurezza informatica hanno avvertito che queste applicazioni potrebbero rappresentare minacce maggiori rispetto ai contenuti filtrati stessi, fungendo potenzialmente da strumenti per l’infiltrazione nemica. Gli utenti che cercano soluzioni per aggirare le restrizioni dei filtri potrebbero esporsi inconsapevolmente a minacce dirette alla sicurezza informatica e persino fisica.
L’uso diffuso di applicazioni VPN non regolamentate continua in assenza di un’infrastruttura alternativa affidabile, sollevando dubbi sul fatto che le attuali politiche di filtraggio migliorino la sicurezza o facilitino la penetrazione di intelligence straniera.
La stretta sugli utenti di Internet non si è fermata da quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha imposto un cessate il fuoco in entrambi i Paesi la scorsa settimana, con pesanti potenziali pene detentive per chi utilizza sistemi Starlink acquistati e contrabbandati.
Luigi Medici
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