Le proteste sindacali continuano a diffondersi in tutto l’Iran, con scioperi e proteste degli infermieri che si diffondono in varie città a cui il sindacato dei camionisti e degli autisti ha dato il suo pieno sostengo.
Il sostegno del sindacato dei trasporti segnala un’intensificazione del diffuso malcontento sindacale all’interno del paese.
In un’ondata di proteste in città come Arak, Mashhad e Yasuj, gli infermieri iraniani sono scesi in piazza, chiedendo migliori condizioni di lavoro, una retribuzione equa e rispetto per la loro professione, riporta Iran International.
Le dimostrazioni degli infermieri, iniziate il 5 agosto, si sono trasformate in scioperi che indicano come la pazienza della categoria nei confronti del governo iraniano ha raggiunto il limite.
Le proteste seguono la morte di Parvaneh Mandani, un’infermiera di 32 anni in un ospedale nella provincia di Fars. La morte di Mandani il 2 agosto, attribuita al superlavoro o alla sindrome di Karoshi, è diventata il fulcro delle proteste degli operatori sanitari di tutto il paese.
In una dichiarazione rilasciata lunedì 19 agosto, gli autotrasportatori hanno dichiarato la loro solidarietà alla lotta degli infermieri, avvertendo che se le richieste del personale medico non saranno soddisfatte, anche loro si impegneranno in scioperi e proteste: ”Avvertiamo che se le giuste richieste degli infermieri non saranno soddisfatte, noi, autotrasportatori e autisti di tutto il paese, sciopereremo e protesteremo a loro sostegno”, si legge nella dichiarazione del sindacato.
L’ondata di proteste da parte di gruppi infermieristici e personale medico è continuata senza sosta questo mese, con dimostrazioni e scioperi segnalati in città tra cui Mashhad, Ahvaz e Isfahan. A Mashhad, gli infermieri si sono radunati, mentre i loro colleghi in altre città hanno esteso lo sciopero nazionale.
Lo stipendio medio mensile per gli infermieri è di circa 220 dollari, vicino al salario minimo stabilito dal governo, anche se spesso lavorano molte ore senza ricevere straordinari. Il 17 e 18 agosto, i disordini si sono ulteriormente diffusi, con gruppi di infermieri e personale medico ad Arak, Jahrom, Qazvin, Mashhad e Yasuj che hanno organizzato proteste per evidenziare i loro problemi in corso. I manifestanti hanno espresso una serie di lamentele, tra cui tariffe inadeguate per gli straordinari e tariffe irrealistiche.
Le loro richieste chiedono anche l’attuazione di leggi sui lavori duri e dannosi e la fine degli straordinari obbligatori. Mohammad Reza Sharifi-Moghaddam, Segretario generale del Sindacati infermieri afferma: “Per la prima volta nei 100 anni di storia dell’assistenza infermieristica moderna nel paese, stiamo assistendo a proteste sotto forma di scioperi. Quando le infermiere smettono di lavorare, ci preoccupiamo molto. Sfortunatamente, le autorità non prestano attenzione, non hanno ricevuto il messaggio e non capiscono la situazione”.
La coalizione studentesca ha esortato l’intera comunità, in particolare gli studenti di medicina, a sostenere la causa delle infermiere. Questo ampliamento del sostegno sottolinea la crisi sempre più profonda all’interno del sistema sanitario iraniano, che ha visto ripetute proteste negli ultimi mesi.
Il Sindacato ha rivelato che tra 150 e 200 infermieri emigrano ogni mese a causa delle insostenibili condizioni di lavoro e della retribuzione inadeguata. L’insoddisfazione tra il personale medico è stata aggravata da frequenti attacchi e dalla mancanza di misure di supporto.
Maddalena Ingrao
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