Sono passate meno di sei settimane dall’entrata in vigore a Hong Kong di una legge sulla sicurezza che vieta la secessione, la sovversione e la collusione, ma già gli effetti si fanno sentire drammaticamente nella sfera politica, e mediatica della città. Il 10 agosto, circa 200 agenti di polizia hanno fatto irruzione nel quartier generale dell’Apple Daily, il giornale filodemocratico più letto della città. Sono stati arrestati alcuni alti dirigenti, tra cui il multimilionario proprietario del giornale, Jimmy Lai. La polizia ha detto che Lai è stato accusato di collusione con l’estero, un crimine secondo la nuova legge.
Lai aveva forti legami a Washington, in particolare con il Partito Repubblicano, e ha testimoniato davanti al Congresso degli Stati Uniti in passato, riporta Cnn.
Alcune ore dopo, Agnes Chow, 23 anni, politica filodemocratica, è stata arrestata con il sospetto di aver incitato alla secessione, un altro nuovo reato. Chow è un ex membro di Demosisto, un partito politico fondato dall’eminente attivista Joshua Wong che è stato sciolto poco dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza.
Un altro ex leader di Demosisto, Nathan Law, è fuggito all’estero, dove è ricercato dalla polizia di Hong Kong. All’inizio di questo mese, una dozzina di candidati a favore della democrazia sono stati esclusi dalla candidatura alle prossime elezioni legislative per motivi di sicurezza nazionale. Poco dopo, le elezioni sono state rinviate all’anno prossimo, a causa di un recente picco di casi di coronavirus in città.
Quando è stata introdotta la legge sulla sicurezza, il governo ha offerto assicurazioni che la legislazione aveva una portata limitata e che – secondo le parole del leader di Hong Kong Carrie Lam – avrebbe preso di mira solo «una piccolissima minoranza di trasgressori, mentre la vita e la proprietà, così come vari legittimi diritti e libertà fondamentali di cui gode la stragrande maggioranza dei cittadini saranno protetti».
Da allora sono stati effettuati 24 arresti utilizzando la legge, compresi manifestanti e studenti rintracciati attraverso i social media. Più in generale, la legge ha anche ostacolato il lavoro di alcune figure di spicco a favore della democrazia, e ora ha interrotto la vita di uno dei giornali più popolari della città.
Tutto ciò che si temeva si sta realizzando, neo silenzio dell’Occidente, preso dalla ricerca di una normalità effimera post pandemica: Hong Kong si sta rapidamente trasformando in una città in cui l’opposizione politica è messa a tacere, la sua stampa, un tempo libera, è messa a tacere e il dissenso online comporta l’arresto. Come accade nel resto del Celeste Impero.
Antonio Albanese