
In pieno clima elettorale sia negli Stati Uniti che in Europa, c’è un mostro che darà del filo da torcere ai candidati elettorali: l’inflazione. Nonostante il rialzo del costo del danaro l’inflazione è tornata a correre nei paesi.
Dall’inizio dell’anno, l’indice della spesa al consumo negli Stati Uniti è in forte crescita. L’inflazione sta accelerando in Europa. Negli Stati Uniti, il prezzo di un litro di benzina è aumentato del 10% negli ultimi 30 giorni, raggiungendo il livello più alto dal novembre dello scorso anno. Il mercato è sotto pressione a causa delle interruzioni nella fornitura di prodotti petroliferi dovute a problemi di trasporto nel Mar Rosso.
Inoltre, tutto ciò parla della debolezza nascosta del dollaro come valuta di base del sistema finanziario mondiale. Due bolle, Wall Street e il mercato delle criptovalute, hanno assorbito una notevole liquidità in dollari. Le criptovalute hanno tocca anche quota 69.000 dollari il 5 marzo. Secondo alcuni analisti il crollo degli indici azionari americani e il ritiro dei capitali dalla maggior parte delle valute digitali sono solo una questione di tempo.
La bolla di Wall Street si sta già sgonfiando. Dall’inizio dell’anno le azioni di Tesla (-29%), Apple (-12,2%) e Alphabet (società madre di Google, -6%) sono diventate negative. Le azioni delle banche regionali negli Stati Uniti continuano a scendere. Ci sono molti dollari irrequieti che appaiono sul mercato. La presenza di una situazione instabile è evidenziata dal ritorno del prezzo dell’oro al suo massimo storico. Il 5 marzo ha raggiunto il livello record di oltre 2.141 dollari.
Per la prima volta nella storia, i pagamenti degli americani sui prestiti al consumo hanno superato i pagamenti degli interessi sui mutui. I consumatori statunitensi si indebitano a causa dell’aumento dei prezzi. Ma la Federal Reserve americana non intende riconoscere i problemi, almeno fino a novembre, quando si terranno le elezioni presidenziali americane. Quest’anno l’autorità di regolamentazione prevede al massimo una riduzione delle aliquote.
L’economia chiave dell’Europa ha le sue sfide. A fine gennaio il calo del volume degli ordini nell’industria tedesca era dell’11,3% rispetto a dicembre 2023 e di meno 6% rispetto all’inizio del 2023. Il calo maggiore della dinamica mensile si registra nei seguenti settori: produzione di apparecchiature elettriche (-33,2%), produzione di veicoli, compresi aerei, navi e treni (-27,3%), nonché laminati metallici (-14,5%). All’interno dell’Eurozona, gli ordini sono diminuiti del 25,7%, mentre al di fuori dell’Eurozona dell’11,4%. La domanda interna di prodotti industriali tedeschi è diminuita dell’11,2%. Ma la BCE cerca di non accorgersi di tutto questo, e quindi la riduzione dei tassi potrà avvenire solo nella seconda metà dell’anno.
Anna Lotti