Al Sistani invita al Maliki a sloggiare

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IRAQ – Baghdad 25/07/2104. Il leader religioso dell’Iraq ha esortato i leader politici a non “aggrapparsi alla poltrona”.

In questo messaggio del 25 luglio, Al Sistani (nella foto) sembra rivolgersi al primo ministro Nouri Al Maliki, che fino ad ora non ha preso in considerazione le richieste a farsi da parte.
Attraverso un chierico, cui ha consegnato un sermone dopo la preghiera del venerdì a Karbala, il Grande Ayatollah Ali Al Sistani ha detto che i leader dovrebbero mostrare flessibilità politica in modo da superare l’impasse politico e far si che l’Iraq possa confrontarsi con Isil. Per l’opposizione, Al Maliki è una figura che divide gli iracheni, alimentando con la usa politica l’odio sociale che ha favorito la nascita dello Stato islamico. Al Sistani ha detto che è giunto il momento per i politici di pensare agli interessi iracheni, e non ai propri.
«La drammaticità di questa fase comporta che tutte le parti coinvolte possiedano uno spirito di responsabilità nazionale, che comporta sacrificio e abnegazione, e non la volontà di “aggrapparsi ala poltrona”». Per superare l’immobilismo istituzionale in cui si trova il paese, il parlamento iracheno ha scelto il deputato curdo Fuad Masoum come presidente il 24 luglio, ma lo stallo sulla formazione del governo resta ancora. Il prossimo passo, la scelta di un primo ministro, può risultare molto difficile vista la permanenza del non gradito Al Maliki.
L’appello di Al Sistani alla flessibilità politica potrebbe accelerarne le dimissioni favorendo la controffensiva delle forze regolari contro quelle del Califfato. di fronte allo sgretolamento dell’esercito regolare, solo le milizie sciite locali e i peshmerga curdi si sono opposti a Isl bloccandone l’avanzata. Secondo la sicurezza militare irachena e statunitense Isil avrebbe avuto almeno 3.000 uomini in Iraq, salendo a 20mila con l’immissione di nuove reclute nel mese di giugno.
Oltre a combattere, lo Stato islamico sta creando un vero e proprio stato parallelo a quello iracheno sradicando eventuali influenze religiose o culturali non-islamica. In questa scia rientrano i moniti contro le donne di Mosul, o la frequentazione dei suk nelle aree controllate o la emanazione e consegna di passaporti. Lo Stato islamico afferma che simili misure servono a «proteggere la società dal male e a mantenere salda la religione e proteggerla dalla dissolutezza».