MYANMAR. Continua la guerra ai Rohingya

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Migliaia di buddisti e musulmani Rohingya del Rakhine sono fuggiti dal nordovest del Myanmar, sconvolto dai più feroci combattimenti in cinque anni, che hanno fatto 104 vittime e hanno fatto scappare le Nazioni Unite e gli operatori internazionali costretti a evacuare la zona.

La fuga di massa è stata innescata dall’offensiva contro gli insorti dei Rohingya che hanno attaccato con bastoni, coltelli e bombe fatte in casa, 30 posti di polizia e una base militare.

Secondo quanto riporta Reuters, la violenza segna la drammatica escalation di un conflitto che imperversa nella regione dall’ottobre scorso, quando un precedente attacco dei Rohingya ha scatenato una brutale risposta militare.

Il trattamento dei circa 1,1 milioni di musulmani Rohingya nel Myanmar buddista è la più grande sfida per Aung San Suu Kyi, che però ha condannato gli attacchi e ha lodato le forze di sicurezza nella loro azione.

Il premio Nobel per la pace è stato accusato di non parlare per la minoranza musulmana perseguitata da lungo tempo e di voler difendere l’offensiva dell’esercito.

I rifugiati, che erano scappati dai pogrom precedenti in Myanmar, hanno detto che la polizia del Bangladesh li aveva avvertiti di non aiutare i nuovi arrivati. Ciò nonostante, circa molte persone sono passate in Bangladesh; nella terra di nessuno tra i due paesi, sono bloccati molti rifugiati, per lo più donne e bambini.

Da anni l’etnia Rohingya vive in condizioni di apartheid nel Myanmar nord-occidentale, dove viene loro negata la cittadinanza e dove vivono gravi restrizioni per gli spostamenti; molti buddisti del Myanmar li considerano come immigrati clandestini provenienti dal Bangladesh. Le agenzie Onu e internazionali hanno ritirato gli addetti, dopo che il governo ha detto di volerli indagare per il presunto coinvolgimento in alcune azioni degli insorti ad agosto.

Per il quotidiano birmano Global New Light, i militari hanno combattuto molti scontri che hanno coinvolto centinaia di ribelli Rohingya nel Rakhine. Il governo ha denunciato almeno 104 morti, per lo più militanti, più 12 membri delle forze di sicurezza e diversi civili. L’Arakan Rohingya Salvation Army, Arsa, sarebbe dietro gli attacchi.

Lucia Giannini