I bombardamenti di Assad aiutano IS?

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SIRIA – Aleppo. 24/06/15. Secondo la testata Al-Monitor «Gli attacchi aerei da parte del regime del presidente Bashar al-Assad contro i ribelli nella campagna a nord di Aleppo» potrebbero sostenere IS invece di combatterlo. Secondo l’articolo della testata i raid aerei del regime si sono accaniti sulla città, sotto il controllo dei ribelli vicino alla prima linea con IS, dove vi sono violenti scontri dal 31 maggio alla fine sostengono IS. La motivazione di ciò sta nel fatto che Assad preferisce bloccare i nemici regionali lasciando IS alla coalizione internazionale. 

 

Al-Monitor ha registrato attacchi aerei del regime contro 17 villaggi e città in mano ai ribelli nella campagna a nord di Aleppo dal 31 maggio al 11 giugno, invece, le città nella campagna a nord di Aleppo sono state risparmiate eventuali raid aerei del regime. Tra le città bombardate dagli aerei regime, quattro erano parte di una linea di fronte diretta tra i ribelli e IS: Marea, Tlalin e Dillo Qara, mentre altri 13 facevano parte di una rete di rotte di approvvigionamento e delle aree di sosta per i ribelli come: Dillo Rifaat, Herbel e Ihras. L’intensità dei bombardamenti a nord di Aleppo è stato sottoposto, in combinato disposto con l’attacco. Il fatto è che molti dell’esercito hanno ammutinato e quindi a sferrare l’attacco dopo il bombardamento non sono stati ne i ribelli né l’esercito ma IS. Questo per esempio è avvenuto a Tlalin, per esempio, che non era stato bombardato da luglio 2014, e Herbel, che era stato risparmiato da agosto 2014.

Sembra che Assad abbia dato una botte alla botte e una botta al cerchio. La Campagna a nord di Aleppo è considerata come una delle più grandi roccaforti ribelli con accesso alla Turchia, nonché unica gateway dei ribelli nella città di Aleppo.

Il 17 febbraio, il regime cercato di isolare la campagna del nord dal resto delle aree che sono sotto il controllo dei ribelli per cercare di isolare la città di Aleppo, attaccando le città di Hardatneen, Retyan e al-Mallah. Ma, le forze del regime si sono trovate di fronte una dura resistenza da parte dei ribelli, che hanno considerato la battaglia una questione di vita o di morte. Di conseguenza, 300 soldati del regime sono stati uccisi, secondo le dichiarazioni fatte a Al-Monitor dall’ex comandante militare di al-Jabha al-Shamiya (Shamiya frontale), tenente colonnello Abu Bakr. L’obiettivo di raggiungere Aleppo dunque non è dunque così semplice. La seconda ragione per i recenti attacchi contro aree ribelli è che il regime di Assad deve affrontare due nemici principali in Siria: IS, contro il quale gli Stati Uniti stanno conducendo una coalizione internazionale, e ribelli sostenuti da una varietà di potenze regionali, in particolare la Turchia, il Qatar e l’Arabia Saudita. In tale contesto, è logico che il regime preferirebbe eliminare un nemico che riceve supporto, armi e fondi provenienti da fonti regionali, e lasciare il compito di indebolire il suo nemico principale, IS, dalla coalizione internazionale. Di conseguenza, la presunta eliminazione del regime di ribelli siriani avrebbe costretto la comunità internazionale e le fazioni che sostengono i ribelli ad allearsi con Assad per finire IS. A tale proposito, il confine tra Siria e Turchia è il viale principale per la consegna delle armi da sostenitori ai ribelli. Raggiungere il confine con la Turchia sembra impossibile per le forze del regime al momento in quanto richiederebbe loro di eliminare completamente la presenza dei ribelli nella campagna a nord di Aleppo. Al contrario, IS è a soli 12 chilometri (7,5 miglia) di distanza dal passaggio a Bab al-Salam, e la sua avanzata dalla città di Ghazal (a nord della città di Souran) verso Bab al-Salam a ovest porterebbe all’isolamento di ribelli a Aleppo dal confine turco, che è il fine ultimo del regime. Il regime sta sopportando tempi difficili, dal momento che Jaish al-Fatah – una forza congiunta composta da un certo numero di forze di opposizione, come Ahrar al-Sham, al-Sham Legione e Jabhat al-Nusra – sviluppa il suo controllo su ampie distese di terreno in provincia di Idlib, città di Aleppo a Ariha, Jisr al-Shughur e nella base militare Mastouma. Avanzamento veloce di Jaish al-Fatah e l’arrivo dei ribelli verso la costa siriana, che è roccaforte principale del regime e il serbatoio di risorse umane primarie, mette il regime a rischio.

Sostanzialmente i ribelli, IS e Assad vogliono tutti convergere su Aleppo.  Il 2 giugno, il movimento Ahrar al-Sham – che costituivano il corpo principale del Jaish al-Fatah a Idlib – ha ritirato alcune delle sue truppe e riposizionato a nord di Aleppo per contrastare gli attacchi di IS. Tutti questi sviluppi sono stati benefici per il regime, che ha l’obiettivo di rinviare eventuali attacchi contro le proprie forze e dividere i ribelli lungo due fronti: quelli che combattono Assad e quelle combattimenti.