Elezioni-referendum sull’Abenomics

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GIAPPONE – Tokyo 22/11/2014. La camera bassa del Parlamento del Giappone è stata sciolta il 21 novembre in vista delle elezioni generali di metà dicembre, viste come un referendum sulla Aebnomics.

A seguito dello scioglimento, il governo ha confermato che le elezioni si terranno il 14 dicembre, ha detto il portavoce e capo di gabinetto Yoshihide Suga.
Più tardi, Abe ha detto ai giornalisti che il voto sarà considerato un giudizio sulla politica economica: «Chiediamo se dobbiamo portare avanti l’Abenomics o fermarla». Abe, che sta andando alle urne a meno della metà del suo mandato quadriennale, ha detto che prima voleva l’approvazione degli elettori per la sua decisione di rinviare l’aumento dell’imposta sulle vendite in programma per il prossimo anno, dopo gli ultimi dati economici non felici. «Alla fine, la lotta avrà inizio» ha detto Abe ai colleghi di partito il 21 novembre «Adempiamo alla nostra responsabilità di fare del Giappone un paese che brilla ancora una volta al centro del mondo. Prometto di fare in modo che tutti voi qui siate rieletti. Vinciamo insieme». La maggior parte dei commentatori nipponici dice che le elezioni servono a coprire il tentativo di Abe di consolidare la propria posizione all’interno del suo partito, il Partito liberal democratico, e per respingere gli sfidanti interni che potevano metterlo in difficoltà nel rinnovo della direzione del partito previsto per il settembre 2015. Abe, però, corre il rischio di minare la sua autorità se la maggioranza della sua coalizione si ridurrà troppo. Gli ultimi 24 mesi hanno visto partire due su tre delle linee politiche principali della politica di Abe: un massiccio stimolo fiscale e un aumento della moneta circolante. Consono partite le riforme strutturali bloccate da una serie di freni strutturali del sistema nipponico.
Secondo i sondaggi condotti dal quotidiano Asahi questa settimana, il tasso di approvazione del gabinetto Abe è sceso al 39 per cento dal 42 per cento che aveva all’inizio del mese. Il suo tasso di disapprovazione è salito al 40 per cento dal 36 per cento.