RUSSIA. Corsa alle risorse del Polo Nord

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La Russia è di nuovo in marcia nell’Artico. La spinta per consolidare la sua presenza nel Grande Nord rivaleggia con rivali tradizionali come Canada, Stati Uniti, Norvegia e nuovi arrivati come la Cina, riporta Reuters.

L’espansione artica ha con sé ramificazioni finanziarie e geopolitiche: l’Artico avrebbe più riserve di idrocarburi dell’Arabia Saudita e Mosca sta piantando lì sua bandiera.

Sotto la presidenza di Vladimir Putin, Mosca si è affrettata a riaprire le basi militari sovietiche, basi e radar abbandonati sulle isole artiche sono stati riattivati e ne sono stati costruiti di nuovi per poter richiedere nuove regione della zona artica.

L’Artico avrebbe riserve di petrolio e di gas pari a 412 miliardi di barili di petrolio, circa il 22 per cento del petrolio ancora da scoprire del mondo e del gas. I bassi prezzi del petrolio e le sanzioni occidentali hanno costretto Mosca a muoversi diversamente nel lungo periodo.

Sta costruendo tre rompighiaccio nucleari, per rafforzare la sua flotta di circa 40 rompighiaccio, sei delle quali sono nucleare. Nessun altro paese ha una simile flotta nucleare.

Murmask ospita la base della Flotta russa del Nord, nelle acque del Kola Bay, e anche la flotta russa ha la propria rompighiaccio, e due corvette rompighiaccio armate con missili da crociera.

La rinata asserviti polare di Mosca ha causato del nervosismo: circa 300 marine sono sbarcati in Norvegia a gennaio per sei mesi, si tratta della prima volta dalla Seconda guerra mondiale che truppe straniere sono state autorizzate a stazionare nel paese; sei paesi Nato hanno fatto un esercitazione congiunta nella regione nel 2015.

Se le forze armate sovietiche erano addestrate a proteggere le basi artiche da cui partivano i bombardieri contro gli States, ma non a gestire una guerra di posizione terrestre nell’area; la Russia oggi sta creando una presenza militare permanente, convenzionale e agile con funzionalità diverse.

Entro il 2017, Sergei Shoigu, ministro della Difesa di Mosca, presiederà la riapertura o la creazione di sei strutture militari: tra di loro una base sull’isola Zemly Aleksandry per ospitare 150 soldati in grado di sopravvivere in autonomia per 18 mesi; chiamata Trifoglio Artico, base in cui possono essere schierati jet militari come il MiG-31 o il SU-34.

La più grande base missilistica artica di Mosca, sta prendendo forma sull’isola di Kotelny, e ospiterà 250 persone.

Vecchie stazioni radar sovietiche e piste di atterraggio su quattro altre isole artiche sono in revisione per ospitare sistemi missilistici terra-aria e anti-nave. Mosca ha poi creato due brigate speciali artiche, qualcosa che l’Urss non aveva mai avuto, e si prevede di formarne una terza, assieme ad altre divisioni speciali per la difesa costiera artica.

Antonio Albanese