Libia: petrolio ostaggio di milizie e gruppi etnici

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FRANCIA – Parigi. 09/12/13. Il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, ha sostenuto che si va verso una balcalinizzazione della Libia. Ha parlato di una seconda Somalia. Lo ha riferito prima che si aprissero le porte del vertice franco-africano a Parigi.

«Temiamo che la Libia cada in mano ai terroristi salafiti e diventi come la Somalia». E poi ha aggiunto: «È triste vedere che ci sono terroristi e milizie armate salafite a Bengasi che uccidono la gente quasi quotidianamente. Questa area della Libia dovrebbe essere stabilizzata».
Il Niger si trova ai confini della Libia e nel Sud il Niger si sta lottando contro gli islamisti della linea dura che vogliono rafforzare i legami militari con i partner occidentali, i paesi vicini e con i militanti di al-Qaeda legati e raggruppati nel sud della Libia, dopo che le forze francesi sono state costrette a ritirarsi da quei territori». Il presidente ha chiesto a Parigi, a tutta la comunità internazionale, di intervenire in favore della Libia. C’è infatti una sorta di terra di nessuno nel deserto libico dove i gruppi di al-Quaeda di addestrano e da li poi sconfinano nei Paesi vicini. Mentre a Parigi si parlava di seconda Somalia, in Libia, in quasi 300 centri islamici vicino alla fitta costiera di Bengasi, i manifestanti sono scesi in piazza contro il governo e hanno chiesto la fine degli scioperi e sit-in che fermano le esportazioni di petrolio dalla Libia. In particolari modo nei porti di Sirte e Ras Lanuf da cui partano circa il 60% della produzione di petrolio.
Thazarethma ha chiesto l’autonomia regionale.
Quello che succede a Bengasi e nelle zone limitrofe è sotto gli occhi di tutti i cittadini libici ma nessuno interviene. Tutti i gruppi etnici e milizie armate, avanzano su quelle aree una sorta di tangenti per poter operare e quindi estrarre petrolio. In particolari modo tutti i gruppi pretendono dei pagamenti per far partire dai porti come Tobruk a Harika in Libia orientale il petrolio. Gli islamisti hanno accusato gli scioperanti di voler distruggere l’economia del Paese.