IRAN. L’Accordo nucleare non è una porta girevole

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Il 3 dicembre il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha invitato l’Arabia Saudita a limitare la sua spesa annuale per la difesa di 67 miliardi di dollari ai 10 miliardi di dollari dell’Iran, e ha sfidato Riyadh a fermare la diffusione delle armi in Medio Oriente. Si è poi chiesto se l’Arabia Saudita e il suo alleato Emirati Arabi Uniti volessero davvero combattere la battaglia di Israele contro l’Iran.

«Una volta che questi paesi non avranno più un assegno in bianco dagli Stati Uniti, avrebbero iniziato a impegnarsi con l’Iran», ha detto, parlando alla conferenza Rome Med 2020 in collegamento video, ripreso da Bne Intellinews.

Secondo l’Iran, negli ultimi quattro anni l’amministrazione americana Trump ha dato un assegno in bianco all’Arabia Saudita, per acquistare armi. La futura Amministrazione Biden manterrà probabilmente la posizione degli Stati Uniti che vuole che Teheran si impegni in colloqui sul programma iraniano di sviluppo dei missili balistici e nel dialogo sui conflitti regionali, in cui l’Iran sostiene varie milizie. Per quanto riguarda i missili e il dialogo regionale, Zarif ha detto che l’Iran è disposto a dialogare con i suoi vicini, ma che potrebbe richiedere agli Stati Uniti di ritirare il suo assegno in bianco all’Arabia Saudita.

Condividendo altre riflessioni su come l’amministrazione Biden potrebbe persuadere l’Iran a tornare in piena conformità con l’accordo nucleare del 2015, Zarif ha detto che gli iraniani lo farebbero se gli Stati Uniti dimostrassero la loro buona fede revocando tutte le sanzioni.

L’Iran non richiederebbe agli Stati Uniti di rientrare nel Jcpoa, prima di revocare le sanzioni, ma avrebbe bisogno di un qualche tipo di impegno sicuro che, una volta che Washington fosse rientrata, non avrebbe semplicemente abbandonato unilateralmente l’accordo multilaterale come fatto da Donald Trump a maggio 2018.

L’Iran sta assumendo toni duri prima di tentare di trovare una via d’uscita che potrebbe portare a un riavvicinamento con gli Stati Uniti dopo le negoziazioni con il team di politica estera di Biden, ma allo stesso tempo la sua economia ha subito una grave recessione sotto le sanzioni di “massima pressione” di Trump.

Gli Stati Uniti, nel frattempo, sono preoccupati che molte delle clausole chiave del Jcpoa scadranno nel 2025. I funzionari di Biden, quindi, probabilmente spingeranno per nuove clausole di scadenza. Tuttavia, Zarif ha escluso la rinegoziazione dell’accordo nucleare esistente, dicendo: «Non rinegozieremo un accordo che abbiamo negoziato (…) Gli Stati Uniti devono attuare senza precondizioni gli obblighi previsti dal Jcpoa. Devono dimostrare la loro buona fede, devono stabilire la loro buona fede, poi l’Iran tornerà in piena conformità con il Jcpoa».

Zarif ha poi detto: «Il Jcpoa e qualsiasi accordo internazionale non è una porta girevole. Non è che si può entrare, imporre restrizioni agli altri, beneficiare dei privilegi dell’appartenenza e decidere improvvisamente di andarsene e infliggere 150 miliardi di dollari di danni al popolo iraniano (…) Dovremo essere soddisfatti che questo non si ripeta».

Zarif ha anche detto al pubblico della conferenza che il governo iraniano non ha gradito la risoluzione approvata dal parlamento iraniano che chiede al Paese di aumentare le attività di arricchimento dell’uranio nel suo programma di sviluppo nucleare e di porre potenzialmente fine alle ispezioni atomiche dell’Onu su quel programma entro febbraio, se non saranno rimosse le sanzioni statunitensi.

Tuttavia, ha poi detto che la risoluzione è reversibile e non sarebbe stata adottata se gli Stati Uniti avessero revocato le sanzioni.

Tommaso dal Passo