INTELLIGENCE. Niger sull’orlo dell’abisso

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Dal punto di vista dell’analisi e per l’analista la realtà che ci circonda ha infinite letture. Ci sono quelle legate alla contingenza del momento e quelle legate alla prospettiva futura, per altro una non esclude l’altra. Poi ci sono le letture nazionali, transnazionali, gli interessi economici, di potere e politici, crimini, traffici illeciti, infine le questioni personali che vanno a incidere su ciò che accade oggi. L’esempio più emblematico di queste ore è il Niger ma ogni situazione, ogni paese ogni volta è una complessità, vediamone alcune.

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Dei 16 paesi che nel 1975 hanno aderito alla Comunità Economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest: Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo. Abbiamo per esempio: Mali, Burkina Faso e Niger che stanno combattendo attivamente contro due gruppi terroristici che si contendono fette di territorio: Daesh e al Qaeda; il Niger che oltre a vivere l’attuale colpo di stato – se ne contano sei nel 2023 in Africa Occidentale – sta affrontando Daesh su due fronti (ISWAP a est e ISS a ovest) cercando di evitare il ricongiungimento tra i due rami, considerando appunto la situazione ben peggiore nelle regioni nigeriane del Borno, dell’Adamawa  e dello Yobe infestate da Daesh. In Sierra Leone è stato sventato un colpo di stato il 1 agosto 2023; il Senegal è attraversato da proteste che vanno avanti in modo ricorrente da un anno e in modo continuativo dal 12 giugno a seguito della condanna e ora arresto del capo dell’opposizione, e si registrano almeno 18 morti da giugno per non contare i danni materiali; per quanto concerne il Benin e Togo iniziano ad osservare in modo continuativo attacchi terroristici nelle rispettive province settentrionali da almeno un anno. In questa metacomplessità non si può non introdurre un pensiero sul Sahel: SenegalMauritaniaMaliBurkina FasoNigerCiadSudanEritreaAlgeria dove troviamo il Sudan imbrigliato in un conflitto civile di cui in Europa ci siamo già stancati ma che non accenna a diminuire, l’ospedale di Khartum è stato colpito il 2 agosto. Il Ciad è nel caos dopo la morte del padre padrone Idriss Déby con il figlio Mahamat nuovo presidente che deve difendersi più dagli attacchi nel palazzo che da minacce esterne. E là dove non vi sono apparenti problemi di sicurezza si registrano quelli sociali, etnici e di risorse. Per dire una, in Eritrea almeno l’80% dell’acqua non è potabile e c’è una forbice dal 26 al 50% della popolazione che ha accesso all’acqua per tutti gli altri c’è la sete o la migrazione. Un problema quello idrico che ora colpisce anche il Sudan insieme all’Egitto perché da quando è entrata in funzione la Diga Etiope, Gerd, il Nilo Azzurro non produce più ricchezza fuori dall’Etiopia. La stessa Etiopia registra un nuovo incremento del conflitto nella regione dell’Amhara, dove le milizie regionali a base etnica sono state fondamentali per la vittoria sul Tigray di un anno fa. Se vogliamo arrivare all’Oceano Indiano e al golfo di Aden c’è un altro caos: la Somalia. Dove il paese è impegnato da trent’anni, prima contro le corti islamiche o ora contro al Qaeda – al Shabab-  e qualche cellula di Daesh, e prima di tutto contro la conflittualità cronica per le lotte claniche che storicamente dilaniano il paese. 

L’analisi o come va di moda ora dire, lo scenario di intelligence è dunque un prodotto che deve tener conto di molti fattori. Per altro il Niger è proprio il frutto di una cattiva interpretazione dei rapporti di intelligence. Lo scontro interno in Francia tra il presidente e il governo da un lato e i servizi di intelligence gestiti da Bernard Emié dall’altro mostrano come, il lavoro dell’intelligence non da frutti se chi legge i report – la politica – non ha a sua volta capacità di interpretare e comprendere ciò che legge. 

L’intelligence francese ha segnalato in un report a gennaio quanto stava succedendo in Niger. Ma fino al colpo di stato l’entourage di Macron non aveva capito. Così come avvenne con il rapporto dell’intelligence militare – DRM sul possibile attacco russo in Ucraina del 2022 mal interpretato dalla politica. Tra le complessità che poi non vanno trascurate ci sono quelle delle “guerre per procura” tra Stati Uniti e Russia e quelle di “interessi” Stati Uniti contro il blocco Cina – Russia – Iran per citare solo quelle di interesse per questo articolo. E il continente africano è da sempre un perfetto teatro della “Procura”. 

Per esempio in Russia con quello che AGC ha definito il circo Rostov, ovvero il finto colpo di stato di Evgenij Viktorovič Prigožin numero uno della Wagner, si è riuscito a creare una sorta di struttura di “soft power” o all’occorrenza un “gruppo militare”, libero da briglie “statali” in grado di muoversi liberamente in Africa avendo come base territoriale non la Libia, come da qualcuno scritto in Italia, ma in Repubblica Centroafricana. Basti pensare a come è stato gestito il referendum in Centroafrica con la sicurezza affidata alla Wagner. 

Prigožin in una intervista postata sui canali Wagner di Telegram il due agosto ha spiegato il colpo di stato in Niger incolpando la Francia e lo sfruttamento coloniale del sottosuolo, in modo particolare ha fatto riferimento all’uranio i cui proventi sono divisi secondo Prigožin così: 95% Parigi; 5% Niamey. La propaganda russa che sa sempre approfittare delle situazione promuove sui canali telegram tutte le proteste in Niger, Senegal, Mali, Burkina Faso e Repubblica Centroafricana in cui le bandiere francesi vengono bruciate e quelle russe vengono esposte. In modo particolare il 3 agosto il Niger ha celebrato il Giorno dell’Indipendenza, segnando il 63° anniversario della scomparsa del paese come colonia francese.

Prigožin nell’intervista sul Niger dice tra le altre cose: “Per nascondere questi crimini economici, il paese (Niger ndr) era saturo di un numero enorme di terroristi. Questo enorme numero di terroristi, in teoria, avrebbe dovuto essere controllato da un enorme numero di truppe diverse, che erano finanziate dall’ONU, dall’Unione Europea, dagli americani, dagli inglesi e da chiunque altro non fosse finanziato. E quindi, la popolazione del Niger, che avrebbe dovuto essere libera, che avrebbe dovuto essere felice per le opportunità economiche che si trovano sul territorio del suo paese, in realtà la popolazione è stata derubata, per farla tacere. Sono stati tenuti nella paura per molti decenni, ma per dimostrare che questi ladri e questi rapinatori sono necessari sul territorio dello stato, intendo dire – i paesi occidentali della Francia, degli Stati Uniti e così via – per questo, folle di militari sono stati condotti (finanziati) uomini che non hanno fatto nulla e hanno ricevuto un budget colossale, anch’esso saccheggiato a vari livelli. E così la rivoluzione in Niger: era semplicemente necessaria”.

E quindi secondo “il ribelle russo” la rivoluzione del Niger è necessaria. In fondo il leader del gruppo Wagner ha annunciato già il 19 luglio che le truppe di Wagner dovrebbero prepararsi per le operazioni di combattimento in Africa. 

E così mentre la Francia chiede al Niger di garantire la sicurezza della sua ambasciata (il ministro degli Esteri francese, Catherine Colonna, il tre agosto ha invitato i golpisti del Niger a garantire pienamente la sicurezza della sua ambasciata a Niamey), i golpisti nel frattempo hanno chiesto agli stranieri, Francia inclusa, di lasciare il paese in 48 ore. Potremmo dire parafrasando termini calcistici: 1 a 0 per la Wagner. 

Alla fine la Francia ha sospeso la cooperazione militare con il Niger fino a nuovo avviso. Il tre agosto un portavoce dell’esercito francese ha affermato che qualsiasi cooperazione con il Niger nei settori dello sviluppo, degli aiuti finanziari e dei partenariati militari è stata sospesa fino a nuovo avviso. La Banca mondiale sospende gli esborsi per le operazioni in Niger ad eccezione delle partnership private.

Mosca sembra essere sempre un passo avanti all’Occidente, sa intercettare i bisogni africani, o per lo meno dei leader e arriva quando c’è bisogno. Questo implica almeno tre elementi: raccolta informazioni nel territorio e dalla social sfera; politica del soft power e capacità economica di intervento. Inoltre la Russia si muove compatta mentre l’Occidente è diviso in Stati, Organizzazioni Umanitarie, interessi di vario tipo. 

Per tornare al Niger mentre l’Occidente sta riempendo gli aerei per i rimpatri, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia, etc., la Russia mantiene aperte e attive le ambasciate e la Wagner funge da collettore per gli interessi. Se prima la base logistica della Wagner era il Sudan adesso sta cercando di puntare sull’Egitto, altro paese strozzato economicamente e sotto pressione da importanti flussi migratori dal sud del Continente. 

Tra le curiosità poco allettanti del Niger il tre agosto nel Paese si è affacciato un altro interlocutore scomodo per Parigi e Washington: Teheran. Secondo l’ambasciatore francese in Niger, il comandante della Brigata Gerusalemme,  la Sepāh-e Qods, il generale Qaani, ha volato con un aereo, matricola LN422, da Tripoli al Niger la scorsa notte.  La notizia è da confermare. Ricordiamo che le esportazioni di uranio in Niger attualmente sono bloccate verso l’Occidente, ma non per l’Iran che sta cercando di portare avanti il suo programma nucleare, e quindi armi in cambio di uranio potrebbe essere conveniente sia per i golpisti che per l’Iran e anche per la Russia.

E ancora tra i fatti di cronaca il tre agosto, il generale del Niger Salifou-Mody è andato in visita in Burkina Faso. Mali e Burkina Faso hanno dato la loro disponibilità a sostenere il Niger, peccato che gli stessi paesi non abbiano controllo sui loro confini così come non lo aveva il Niger. Proprio nella zona della cosiddetta Triplice frontiera Daesh ed al Qaeda si stanno dando battaglia in questo momento, del tutto indisturbati.

Mody in conferenza stampa ha detto: “La nostra delegazione ha avuto l’onore e il privilegio di essere ricevuta questa sera dal Presidente della Transizione del Burkina Faso. Nel corso di tale udienza è stata discussa la situazione in Niger. Questa situazione è calma, questa situazione è sotto controllo”.

E ancora: “Abbiamo anche parlato di supporto. Va detto che abbiamo ricevuto un sostegno molto forte dal Burkina Faso poiché, come sapete, alcuni paesi dell’ECOWAS hanno deciso di applicare severe misure sanzionatorie contro il Niger. Ma oltre a queste sanzioni si parla di un intervento militare. Durante i nostri scambi abbiamo parlato proprio di questa situazione perché non vorremmo che il Niger diventasse una nuova Libia. E uniremo i nostri sforzi affinché questa situazione non si verifichi. In coordinamento con i nostri fratelli in Burkina Faso, abbiamo deciso di intraprendere una serie di attività per poter far fronte alla situazione, per mettere in sicurezza le nostre popolazioni e proteggere i nostri due Paesi” ha chiosato Salifou-Mody. 

Nel frattempo la propaganda russa afferma che Mody sia andato in Burkina Faso per chiedere l’intervento diretto della Wagner che attualmente pascola ai confini con la Polonia. dal lato della Bielorussia. Gli uomini si stanno addestrando a Minsk sotto l’egida della Bielorussia. Prigožin secondo le ultime notizie dalla Wagner sarebbe andato in Repubblica Centroafricana e poi in Burkina Faso, ma non ci sono conferme. 

Nella giornata del 3 agosto i manifestanti del Niger si sono ammassati per una manifestazione pro-golpe. La gente si è radunata in piazza nel centro di Niamey, la capitale del Niger, per mostrare il proprio sostegno al colpo di stato militare della scorsa settimana nella piazza sventolavano le bandiere del Niger e della Russia, denunciando l’ECOWAS e la Francia.

Il Niger ha sospeso le trasmissioni dei notiziari internazionali finanziati dallo stato francese France 24 e RFI, il ministero degli Esteri francese ha condannato la scelta dei golpisti. E ancora i golpisti hanno annunciato il ritiro degli ambasciatori del paese da Francia, Stati Uniti, Nigeria e Togo. In una dichiarazione letta alla televisione nazionale, hanno affermato che le funzioni dei quattro ambasciatori sono state “interrotte”. Solo poche ore prima l’ambasciatore del Niger negli Usa, Kiari Liman-Tinguiri, aveva detto che la giunta “dovrebbe ragionare” e “rendersi conto che questa vicenda non può avere successo”.

Il presidente destituito Mohamed Bazoum ha chiesto aiuto agli Stati Uniti dopo il colpo di stato. Ha esortato gli Stati Uniti e “l’intera comunità internazionale” ad aiutare a “ripristinare l’ordine costituzionale”. Bazoum ha “avvertito” che il golpe, se dovesse riuscire, avrebbe “conseguenze devastanti per il nostro Paese, la nostra regione e il mondo intero”. “L’intera regione centrale del Sahel potrebbe cadere sotto l’influenza russa attraverso il gruppo Wagner, il cui brutale terrorismo è stato in piena mostra in Ucraina”, ha scritto Bazoum.

Il ministero degli Esteri cinese ha affermato di ritenere che il Niger e altri paesi della regione abbiano la saggezza e la capacità di trovare una “soluzione politica” alla situazione attuale, riferendosi al colpo di stato della scorsa settimana nella nazione dell’Africa occidentale. Ha anche chiesto alle “parti interessate” di “ripristinare l’ordine normale il prima possibile”.

“Il presidente Bazoum è un amico della Cina, si spera che la sua sicurezza personale sia garantita e che le parti interessate in Niger gestiscano pacificamente le differenze attraverso il dialogo con gli interessi fondamentali della nazione e del popolo come punto di partenza”, ha affermato il ministero.

Il ministero ha aggiunto di “attribuire grande importanza” alla sicurezza dei cittadini cinesi in Niger, e di averli indirizzati a “rafforzare le misure di sicurezza e preventive e prepararsi a un’emergenza”.

A chiudere il disastro nigerino: il fallimento dell’operazione ECOWAS. Il team dell’ECOWAS ha lasciato il Niger senza incontrare il capo della giunta. La delegazione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale è arrivata nella capitale Niamey giovedì “ma non ha trascorso la notte” come previsto, né ha incontrato il leader del golpe Abdourahamane Tiani o il presidente deposto Mohamed Bazoum, ha detto il membro del team. La notizia arriva dopo che i leader del colpo di stato del Niger hanno detto che stavano demolendo i patti militari stipulati tra Niamey e Parigi.

Un comunicato stampa del Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria denuncia degli accordi di cooperazione militare tra Niger e Francia; precisa che questa posizione è motivata da “l’atteggiamento negativo e la reazione della Francia alla situazione” in Niger. Questa denuncia riguarda diversi accordi conclusi nel 1977, 2013, 2015 e 2020, tra gli altri, che riguardano aspetti essenziali del rapporto tra Niger e Francia, tra cui la “cooperazione tecnico-militare”, “il regime legale per la presenza dell’esercito francese in Niger”, tra gli altri.

Chiudiamo con l’accenno ad una lettura energetica che ci riporta alle sanzioni contro Mosca e agli effetti collaterali di tale scelta: secondo Oxfam, “In Francia, una lampadina su tre è alimentata dall’uranio nigerino”, che è vitale per la più ampia produzione energetica dell’Europa. Con il nuovo governo di Niamey che annuncia per un po’ una chiusura completa dei suoi confini, i mercati energetici europei subiranno pressioni se le esportazioni regolari non riprenderanno entro poche settimane. Se la Wagner – Russia continuerà ad espandere la sua influenza nel Sahel, interromperà le forniture energetiche occidentali, compreso l’uranio. L’interruzione delle catene di approvvigionamento di energia alternativa è fondamentale per la Russia in quanto aumenta la dipendenza dell’Europa dal gas naturale e dal petrolio russi.

Ed ora la guerra civile in Niger è servito sul piatto d’argento delle incapacità di comprensione dei fenomeni africani in occidente.

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Antonio Albanese

Eric Molle

Graziella Giangiulio