
Durante un incontro tenuto l’8 luglio fra i Ministri della Difesa e degli Affari Esteri del Giappone e delle Filippine, i due Paesi hanno firmato un documento che rafforza i loro legami di difesa. L’“Accordo di Reciproco Accesso”, attualmente in attesa dell’approvazione delle rispettive assemblee parlamentari, è considerato una pietra miliare nelle relazioni fra i due Paesi asiatici.
L’Accordo consentirebbe alle Filippine e al Giappone di inviare le rispettive forze armate sul territorio dell’altro paese per svolgere esercitazioni militari (anche a fuoco) favorendo la loro interoperabilità, e faciliterebbe la condivisione di informazioni. Il patto consentirebbe possibili dispiegamenti a rotazione delle Forze di Autodifesa Marittima nel Mar Cinese Meridionale, da tempo auspicato da Manila.
Il ministro degli Esteri giapponese Yoko Kamikawa ha detto, durante la conferenza stampa precedente la firma, che l’Accordo di Reciproco Accesso “non è indirizzato contro nessun paese terzo”. Tuttavia, non c’è dubbio che questo sia volto a contrastare le ambizioni territoriali cinesi nei Mari indopacifici. Entrambi i Paesi, infatti, hanno controversie territoriali con la Cina.
Frequenti e gravi sono le tensioni fra Manila e Pechino relative a varie formazioni geografiche – emerse e non – nel Mar Cinese Meridionale. L’ultima, esplosa lo scorso maggio, dava la Secca di Scarborough e ha visto l’uso di grey-zone activities da parte della Guardia Costiera Cinese – ovvero attività che prevedono l’uso della forza, ma in misura non sufficientemente grave da configurarsi come attacco bellico. Manila ha anche minacciato di espellere i diplomatici di Pechino dal proprio territorio.
Anche il Giappone è sotto pressione a causa di rivendicazioni concorrenti con la Cina. Pechino reclama la sovranità sulle disabitate isole Diaoyu nel Mar Cinese Orientale, attualmente sotto il controllo del Giappone, che le chiama isole Senkaku. Pechino e Tokyo, inoltre, non concordano sulla definizione legale dell’atollo di Okinotorishima: un’isola che dà diritto a una zona economica esclusiva secondo il Giappone, ma solo una roccia secondo la Cina, che non genera tali diritti. È su queste basi che all’inizio di luglio la Cina ha installato delle boe in quella che il Giappone considera la sua piattaforma continentale, creando forti tensioni.
La crescente tensione con Pechino, oltre alla necessità di un maggiore burden sharing con gli Stati Uniti, è una delle principali cause che stanno spingendo Tokyo ad abbandonare il suo tradizionale antimilitarismo. Sotto la presidenza di Fumio Kishida, il Giappone sta accelerando la sua spinta per invertire le sue posizioni “antimilitariste”. Successive reinterpretazioni della Costituzione hanno permesso, ad esempio, la possibilità di colpire preventivamente basi militari su territorio nemico. Kishida ha inoltre dichiarato di voler superare il tradizionale limite dell’1% del PIL per la spesa militare, portandolo al 2% entro il 2027. Questo renderebbe il Giappone il terzo paese al mondo per la spesa sulla Difesa.
Non da ultimo, nel 2023 Tokyo ha annunciato un programma che rivoluziona la sua tradizionale politica di aiuti esteri: tramite la OSA (Official Security Assistance), il Giappone si è dotato della capacità di poter fornire equipaggiamenti alle forze armate di altri paesi. Non a caso, le Filippine sono uno dei maggiori beneficiari di questo programma, ricevendo soprattutto imbarcazioni utili alla sicurezza marittima.
Oltre alle rispettive questioni bilaterali fra il Giappone e le Filippine, è necessario considerare il più ampio contesto della rivalità sino-statunitense per l’Indopacifico. L’Accordo di Reciproco Accesso dell’8 luglio, infatti, si inquadra come un ulteriore strato dell’“intessitura securitaria dell’Indopacifico”, con le parole dell’ambasciatore americano in Giappone Rahm Emanuel. Gli Stati Uniti, dunque, continuano a stringere assieme i propri alleati e quasi-alleati ad aumentare la capacità collettiva. Tutto questo, in preparazione alla sfida decisiva con Pechino che, se sfocerà in uno scontro armato, lo farà in uno o più dei quattro “punti di innesco” dell’Indopacifico: Mar Cinese Meridionale, Mar Cinese Orientale, Taiwan o penisola coreana. In quest’ottica, l’Accordo di Reciproco Accesso fra Tokyo e Manila contribuisce a rafforzare la linea difensiva della prima catena di isole, fondamentale a negare alla Cina lo sbocco sul mare, relegandola a potenza continentale.
Pechino, ovviamente, non ha tardato a condannare l’Accordo. Sperando di fare breccia nei cuori della popolazione filippina, ha rievocato le atrocità commesse da Tokyo durante l’occupazione giapponese della Seconda guerra mondiale. Un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha denunciato come la regione dell’Asia-Pacifico (il termine Indopacifico è inviso al Dragone) non abbia bisogno di coalizioni dall’atteggiamento ostile che rimandano ad una mentalità da Guerra Fredda. In una classica dimostrazione di forza, poi, Pechino ha fatto sfilare la propria portaerei “Shandong” non lontano dal territorio filippino.
Valerio Morale
Segui i nostri aggiornamenti su Spigolature geopolitiche: https://t.me/agc_NW e sul nostro blog Le Spigolature di AGCNEWS: https://spigolatureagcnews.blogspot.com/









