Frugalità vs sostenibilità?

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FRANCIA – Parigi 01/12/2015. Alla Cop 21 ha partecipato anche Mohammed VI, re del Marocco, paese che ospiterà al conferenza sul clima 2016.

Pur essendo afono e influenzato, Mohammed ha voluto testimoniare l’impegno del suo paese e quindi il suo discorso è stato letto  dal principe Moulay Rachid. Nel suo discorso, Mohammed VI ha sottolineato che la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP21) è l’occasione per consolidare un approccio globale, che potrebbe consentire di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di due gradi Celsius e muoversi verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Il re ha poi ricordato l’importanza di non creare una nuova frattura socioeconomica legata allo sviluppo e al cambiamento climatico: «Il cambiamento climatico può creare situazioni di ingiustizia subite dai paesi più vulnerabili. Le conseguenze dei cambiamenti climatici stanno interessando le nazioni in via di sviluppo, quanto – se non di più – dei paesi sviluppati, in particolare gli stati latino-americani meno avanzati, quelli africani e i piccoli stati insulari (…) È giusto pretendere frugalità quando si ha già tutto? Ma quando si ha poco, è un crimine contro il pianeta volere di più? Ha senso descrivere un tipo di sviluppo come “sostenibile” quando lascia la maggioranza delle persone che vivono in povertà? È opportuno che le prescrizioni per la protezione del clima siano dettate da coloro che hanno la maggiore responsabilità del riscaldamento globale? (…) Il continente africano merita particolare attenzione. Tutta l’Africa sta vivendo un risveglio. L’Africa sta scoprendosi e sta guadagnando in fiducia. È quindi in Africa – il continente del futuro – che il futuro del pianeta sarà deciso. In questo contesto, è fondamentale promuovere il trasferimento di tecnologia e la raccolta di fondi, soprattutto a vantaggio dei paesi in via di sviluppo. Soprattutto, dobbiamo convincerli a scegliere tra lo sviluppo economico e la tutela dell’ambiente (…) La lotta agli sprechi non deve essere sinonimo di “tecno-fobia”, con il rifiuto del progresso o di un ritorno alla “Età della pietra”. Al contrario, i progressi tecnologici dovrebbero essere utilizzati in modo efficace per ridurre l’impatto del riscaldamento globale».