IRAN – Teheran 08/09/2016. Il presidente iraniano il 7 settembre ha invitato il mondo musulmano a “punire” l’Arabia Saudita il disastro avvenuto al Hajj nel 2015 in cui sono morte oltre 2.400 persone.
I commenti di Hassan Rouhani, lanciati dall’Irna, si uniscono al divieto fatto ai pellegrini iraniani, sciiti, di partecipare al Hajj, un precetto islamico obbligatorio per i musulmani almeno una volta nella vita. Rouhani ha detto che i paesi musulmani dovrebbero «punire il governo dell’Arabia Saudita per avere un vero e proprio hajj (…) Il governo dell’Arabia Saudita deve essere ritenuto responsabile per questo incidentE (…) Purtroppo, questo governo ha anche evitato di fare scuse verbali ai musulmani e ai paesi musulmani». Il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, inoltre ha incontrato le famiglie delle vittime e i sopravvissuti e ha ribadito la sua richiesta che la famiglia regnante dell’Arabia Saudita, Al Saud, indaghi correttamente sul disastro: «Se affermano che non sono colpevoli dell’incidente, dovrebbero lasciare che ci sia una inchiesta internazionale islamica che indaghi il caso di vicino», ha detto Khamenei, aggiungendo che l’Arabia Saudita «non dovrebbe chiudere la bocca della gente con i soldi». Sui social media, le parole di Khamenei sono rimbalzate con l’hashtag #alSaudHijacksHajj. Il 24 settembre 2015, nella fuga precipitosa dei pellegrini, rimasero uccise almeno 2.426 persone, secondo un conteggio non ufficiale mentre il bilancio ufficiale saudita parla di 769 persone uccise e 934 feriti. L’Iran ha avuto il più alto numero di morti di qualsiasi paese: 464 pellegrini iraniani uccisi. Già il 5 settembre, Khamenei aveva detto che i sauditi avevano «ucciso» i pellegrini, che erano stati feriti nella fuga; il Gran Mufti saudita ha replicato affermando che gli iraniani «non sono musulmani». Le dichiarazioni di Khamenei erano state già condannate dal Consiglio di cooperazione del Golfo in una dichiarazione in cui le osservazioni e le accuse di Khamenei vengono definite «false e oltraggiose (…) non degne del cuore o della lingua di un musulmano». A livello politico, i due paesi, poi., si confrontano indirettamente nello Yemen, contro gli Houthi, e nella lotta contro Daesh.