#ISRAELHAMASWAR. Halevi: pronte le operazioni in Cisgiordania. Israele attacca in diverse area del Libano, rase al suolo altre aree della zona di Mays Al-Jabal

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Cessate il fuoco a Gaza a partire dalle 11:15 ora locale, del 19 gennaio dopo qualche problema tra Croce Rossa Internazionale e esercito di Israele, tregua che comunque non ha impedito attacchi da parte di Israele in Libano e in Cisgiordania, mentre tra Libano e Siria si registrano scontri tra esercito Libanese e uomini del nuovo governo siriano HTS. 

Secondo Channel 12: Trump durante il suo insediamento avrebbe detto: “L’accordo a Gaza è l’inizio di una serie di cose buone che accadranno durante il mio mandato”. Il Dipartimento di Stato USA: Antony Blinken ha parlato con il primo Ministro e ministro degli Esteri del Qatar e lo ha ringraziato per il suo ruolo decisivo negli sforzi di mediazione per raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza.

Israele rilascerà 1.890 prigionieri palestinesi in cambio di 33 ostaggi tenuti da Hamas, ha confermato anche il ministero degli Esteri egiziano. Al Arabiya TV ha aggiunto: “Il primo gruppo di prigionieri condannati all’ergastolo rilasciati arriverà in Egitto, la loro prima tappa sabato prossimo”. “Il numero di prigionieri ergastolani rilasciati dipenderà dal numero di donne soldato che la resistenza rilascerà”.

Novanta donne palestinesi prigioniere rientrate in Palestina in cambio del rilascio di tre ostaggi israeliani da parte di Hamas, ha riferito il servizio stampa statale egiziano. Le tre donne israeliane sono rientrate nelle loro famiglie. 

Il Professore di scienze politiche israeliano Eran Halperin: “La ragione principale per cui Smotrich, Amit Segal e i loro simili si oppongono al passaggio alla seconda fase dell’accordo e alla restituzione di tutti i prigionieri è perché porre fine alla guerra senza raggiungere una risoluzione chiara rappresenta una profonda frattura nell’idea fondante della destra israeliana, che è “la convinzione che l’uso della forza militare rigorosa e della rigidità politica siano gli unici mezzi per garantire la sicurezza di Israele”. A conferma di ciò le parole di Ben Gvir che ha commentato: “Il ritorno dei prigionieri rimasti deve avvenire con la forza e non tramite la resa”. Smotrich sulla sua opposizione all’accordo: “Non sono disposto a rischiare 200 o 2.000 persone per restituirne 20. Il popolo israeliano sarà il primo a pagare il prezzo dell’accordo”. 

Il leader dell’opposizione israeliana e membro della Knesset Yair Lapid ha invece commentato l’accordo in questo modo: “È positivo che la guerra sia finita. Dopo due anni difficili, deve finire e la calma deve tornare nelle nostre vite”.

Israel Today per voce di Yoav Limor veterano e analista militare: “Ieri ho sentito i ministri del governo descrivere l’accordo che ha restituito le prigioniere come “vergognoso”. È un accordo difficile e penso che non ci fosse via di fuga, ma non è questo il punto. La vergogna ricade su coloro durante il cui mandato si è verificato il più grande fallimento nella storia dello Stato e su coloro che per 15 mesi non sono riusciti a fornire una decisione o una soluzione e che erano disposti a sacrificare il sangue degli israeliani che avevano abbandonato, in cambio di illusioni poco pratiche”.

A partire dal 19 gennaio Hamas ha consegnato ai mediatori la lista degli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati, riferisce Kan radio. Il portavoce delle Brigate Al-Qassam di Hamas, Abu Obaidah, ha ringraziato 4 paesi nel suo discorso: “Ansarallah nello Yemen, la Resistenza islamica in Libano, Hezbollah. Ringraziamo i nostri fratelli nella Repubblica islamica dell’Iran, per il loro sostegno eterno e continuo, e li ringraziamo per il loro coinvolgimento senza precedenti in questa battaglia storica, durante le operazioni “True Promise”, così come per il loro aiuto duraturo in tutti gli aspetti. E infine, rendiamo omaggio agli eroici fratelli della tenace Resistenza islamica in Iraq. Gli eroi dei droni”. 

Il 18 gennaio le forze armate yemenite hanno annunciato di aver attaccato il ministero della Difesa israeliano a Giaffa (Tel Aviv) con un missile balistico Dhu al-Fiqar. “Il missile ha raggiunto il suo obiettivo con elevata precisione e i sistemi di intercettazione non sono stati in grado di intercettarlo”.

Croce Rossa Internazionale, dopo i primi difficili approcci è uscita a portare avanti il rilascio dei prigionieri, ha riferito: “I nostri team sono pronti a continuare a implementare l’accordo fino a quando non saranno rilasciati altri ostaggi e detenuti e le famiglie non saranno riunite”.

Già il 19 gennaio più di 2.000 camion erano ammassati al valico di frontiera di Rafah nel frattempo si registra dal cessate il fuoco il ritorno in massa nel nord della Striscia di Gaza.

Ed ora uno sguardo alle situazioni militare aggiornata alle ore 15:00 del 20 gennaio.

Dalla Siria giunge notizia che il nuovo governo di Ahmed al Sharaa /Mohammed al Jawlani ha promesso che taglierà completamente la via di rifornimenti armi a Hezbollah attraverso Damasco. On line sono apparse foto di un carro armato israeliano di stanza presso il tribunale e l’edificio del governatorato nella città di Salam (ex Al-Baath) nel governatorato di Quneitra, nel sud-ovest della Siria. Nella giornata del 19 gennaio HTS ha attaccato la città libanese di Qasr a Hermel. Secondo una dichiarazione: “Mentre una pattuglia dell’esercito stava svolgendo una missione di sicurezza nell’area di Qasr-Hermel al confine tra Libano e Siria, uomini armati sconosciuti dalla parte siriana hanno aperto il fuoco sulla pattuglia. I suoi membri hanno risposto alle fonti di fuoco e si è verificato uno scontro durante il quale uno dei soldati è rimasto leggermente ferito e portato in ospedale per le cure”. Nella giornata del 20 gennaio esplosioni segnalate nel governatorato di Quneitra nel sud del paese a seguito di attività dell’esercito israeliano che ha fatto esplodere delle mine antiuomo nel villaggio di Ain Ziwan.

Le forze israeliane a partire dal 18 gennaio si sono dirette da Hula verso Wadi Slouki, demolendo e perquisendo l’area. Questa zona, secondo account libanesi è a molti chilometri all’interno del Libano e viola il cessate il fuoco. Il 19 gennaio una forza israeliana, tra cui un carro armato Merkava e un veicolo blindato per il trasporto di truppe Namer, ha fatto irruzione in alcune case nella periferia occidentale della città di Houla in mezzo a un pesante fuoco di artiglieria prima di ritirarsi nella periferia orientale adiacente al confine. Israeliani dal 18 di gennaio sono entrati nel quartiere di Al-Dabesh a Bint Jbeil, area in cui non erano riusciti ad entrare durante la guerra. On line postate foto dei carri armati all’interno di Bint Jbeil.

Il 19 gennaio il personale dell’esercito libanese ha impedito a una forza israeliana composta da Humvee di attraversare il loro posto di blocco sulla strada Hamams-Khiam. L’esercito libanese si è rifiutato di aprire la strada all’IDF che è stato costretto a tornare nella città di KfarKila. 

Il 20 gennaio un forza dell’esercito libanese che si stava dirigendo verso la città di Taloussa è stata sorpresa dalla presenza di tre carri armati Merkava dietro un terrapieno di terra all’incrocio di Bani Hayyan a Wadi al-Saluqi, che ha portato al rinvio della missione. Il 20 gennaio una forza israeliana composta da un certo numero di bulldozer e carri armati Merkava è penetrata nel quartiere di Al-Dabash nella città di Mays Al-Jabal e ha sparato con mitragliatrici pesanti contro le case; si registrano anche attacchi dinamitardi. I carri armati e i bulldozer israeliani hanno tagliato la strada di Wadi Al-Saluqi tra gli incroci di Bani Hayyan e Qabrikha con barriere di terra. Uno dei carri armati è di stanza nella città di Taloussa. Le forze di Israele il 20 gennaio hanno condotto un’operazione di rastrellamento a Wadi Al-Saluqi. Le forze UNIFIL si sono successivamente avvicinate a un carro armato israeliano di stanza a Wadi al-Saluqi. 

Sempre il 20 gennaio si apprende da fonti libanesi che i carri armati israeliani sono avanzati verso l’entrata settentrionale della città di Maroun al-Ras. L’artiglieria Israeliana prende di mira la periferia della città di Kfarshouba con due proiettili.

Sempre fonti libanesi riferiscono che le forze israeliane stanno facendo saltare in aria le case nella città di Mays al-Jabal.

Il 20 gennaio il Ministero della Salute a Gaza: riferisce che 122 persone sono arrivate ​​negli ospedali della Striscia, 62 dei quali sono stati dimessi e 341 sono rimasti feriti a seguito dell’aggressione israeliana degli ultimi 24 ore. Molti attacchi sono stati registrati il 19 gennaio da parte di Israele in diverse aree della striscia di Gaza. 

Il numero totale di camion di aiuti umanitari entrati nella Striscia di Gaza, ammonta a 634, dall’inizio del cessate il fuoco. Feriti a Rafah e Kan Yunis sud di Gaza e Al-Bureij nella Striscia di Gaza. A sud di Gaza un ordigno esplosivo ha ucciso due persone e ferito un bambino. 

Nel campo di Al-Bureij ad Al-Mayadeen: israele ha distrutto blocchi residenziali un giorno prima dell’inizio della tregua e ha piazzato trappole esplosive in decine di case e cibo in scatola. Intensi spari dalle torri militari dei militari israeliani a est delle città di Al-Fakhari, Khuza’a e Abasan a est della città di Khan Yunis.

Herzi Halevi, Capo di Stato maggiore israeliano: “Dobbiamo essere preparati per importanti operazioni in Cisgiordania nei prossimi giorni”. Le forze di Israele hanno lanciato gas lacrimogeni contro i residenti che sono bloccati a causa della chiusura del checkpoint di Jaba a nord di Gerusalemme da ieri sera. Le forze di Israele hanno invaso il quartiere di Al-Bustan nella città di Silwan, a sud della moschea di Al-Aqsa, e hanno circondato la casa della famiglia Ayed.

On line avvisi israeliani di fermare la costruzione e demolire strutture ed edifici a Silwan, Issawiya e Bir al-Maskoub, a est di Gerusalemme.

Spari con esiti nella notte a Ramallh. Secondo i media dia israeliani: 4 soldati feriti, uno gravemente, a seguito dell’esplosione di una bomba in un veicolo militare nella città di Tamoun a Tubas. 

Antonio Albanese e Graziella Giangiulio

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