Il narcoterrorismo di Sendero Luminoso

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PERU’ – Lima 06/10/2014. Sono  da poco passate le 8 del mattino quando la signora Huainillo viene a sapere che suo marito Sergio, membro delle forze dell’ordine, è stato ucciso nel corso di un’imboscata.

Assassinio di matrice terrorista. Si erano sentiti per telefono alle 10 di sera, quando Sergio l’avvertiva che stava aspettando il cambio; di li a poco sarebbe partito per tornare a casa.  Invece non è più tornato. E così sua moglie Vittoria resta sola con i suoi due figli, Hector (14) e Marco (11).

Un paio d’ore prima della terribile notizia, alle 5:45, nella valle  del Rio Apurimac Evre Y Mantaro (Vraem), un convoglio di agenti  delle Operazioni Speciali Antidroga, viene attaccato. Gli uomini del convoglio sono armati di fucili AKM e guidati dal comandante Orlando Ramos Lima; il convoglio, composto da  28 agenti distribuiti su 4 veicoli, a 10 km dall’arrivo, sulla carretera che collega Machente a Tutumbaru, nella regione di Ayacucho (tra Lima e Cuzco) sta trasportando materiale elettorale, quando improvvisamente il primo veicolo viene bersagliato da colpi provenienti dalla selva. L’imboscata avviene in un tratto di strada estremamente difficile da sorvegliare, impossibile avvistare cecchini appostati e uomini pronti all’assalto.

A dare la notizia è un comunicato della Policia Nacional del Perù (PNP), che informava di come gli agenti partiti dalla base di Machente fossero rimasti coinvolti in uno scontro a fuoco con una “colonna di guerriglieri”.

Il bilancio delle vittime, fornito direttamente dal comando riporta di  2 sottufficiali rimasti uccisi, LuisVasquez Diaz e Sergio Mendoza Hallas, morti durante il trasporto all’ospedale di S.Francisco. Cinque i feriti, tra i quali lo stesso comandante Ramos.

Proprio un paio di giorni prima nella zona erano comparsi volantini con su scritto: “Non votare alle elezioni” e nel testo del messaggio l’appello a riorganizzare la «guerra popolare contro il regime di Humala, lacchè degli imperialisti». Torna alla mente un episodio analogo piuttosto significativo, il 17 maggio del 1980, quando Sendero Luminoso assalta a sempre un carico di materiale elettorale dichiarando guerra allo stato peruviano.

Proprio ieri si è chiusa la campagna elettorale dei municipi. È importante spendere due parole perchè nella capitale – da dove scrivo – e’ stata combattuta in maniera asfissiante, a colpi di dossier, aperture di inchieste per reati di corruzione, riciclaggio, o spese ingiustificate. Di tutto. Più di un candidato, ma non a Lima, è stato sbattuto sui giornali con l’accusa di voler solamente rappresentare gli interessi del narcotraffico all’interno della politica.  

“Ruba ma fai le opere. Vota il meno peggio”, questo è il leitmotiv e disinteresse e rassegnazione stanno diventando sentimenti diffusi. Non un centimetro della città è stato risparmiato dalla propaganda elettorale, alcuni prati sono completamente infilzati dai paletti di questi ecomostri di cartone che cercano di svettare uno sull’altro. Sporgono anche sulla strada perennemente bloccata dal traffico rumoroso e strombazzante. Anche qui il populismo si fa sentire, la sicurezza, le facce dei bambini quelle dei poveri ai quali molti promettono cure affettuose. Altri si rivolgono alla nuova città, quella che guarda al business e alle tante idee da mettere in cantiere. “Lima, la città degli imprenditori”. Eh già, 10 milioni, tutti imprenditori!

A Barranco, quartiere bohemienne della capitale sono comparse le pubblicità dei cartelli elettorali persino al posto delle insegne dei negozi, prestate con entusiasmo manifesto dai proprietari che non hanno fatto mancare i propri auguri scritti a caratteri cubitali. Qualcuno di loro sospettosamente di buon umore nonostante il negozio vuoto.

Delle elezioni torneremo a parlare in seguito, come potremo raccontare meglio dei vari candidati minacciati  a suon di pallottole. Torniamo ai 2 agenti morti. Pedro Yaranga, analista peruviano citato dal quotidiano Correo, ricorda che il fatto si è svolto in uno dei territori più pericolosi al momento in Perù, da  qui passa buona parte della cocaina, e in proprio in questa porzione di selva gli ultimi guerriglieri di Sendero Luminoso si sarebbero rintanati. Per Yaranga dietro l’imboscata c’è Jorge Quispe Palomino, meglio conosciuto come “Comandante Raul”. Il leader di SL avrebbe portato a compimento l’attentato avvalendosi del proprio braccio armato, il gruppo sovversivo “Antonio”. Ruben Vargas altro addetto ai lavori ne ha parlato definendolo un colpo mediatico riuscito a ridosso delle elezioni. Si è cercato in maniera violenta di voler trasmettere un’immagine e uno stato d’animo indomito nonostante gli arresti e l’eliminazione fisica lo scorso anno di altri due elementi di spicco come “Alipio” e “Gabriel” ( Alejandro Borda Casafranca e Martin Quispe Palomino, fratello di “Raul”). 

A Twitter è affidato il pensiero di dolore e indignazione del primo ministro Ana Jara: «Attacco narcoterrorista. Rendiamo onore al loro nome esercitando il nostro diritto questa domenica 5 ottobre: eleggere ed essere eletti. Il Perù non permetterà il sabotaggio della democrazia».