Lo Scudo saudita

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ARABIA SAUDITA – Riad 04/05/2014. L’Arabia Saudita ha organizzato la più grande esercitazione militare della sua storia per dimostrare la sua capacità di difendersi.

Secondo i media sauditi, l’esercitazione, nome in codice “Abdullah’s Shield”, ha visto impegnati 130mila uomini. Le manovre si sono svolte nella provincia orientale del regno, alla King Khaled Military City, a Hafr al-Batin, di fronte a Iran e Iraq, in concomitanza con il nono anniversario dell’ascensione al trono di re Abdullah. Il clou della esercitazione è stata una parata militare per gli ospiti nel corso del quale i sauditi hanno mostrato pubblicamente i missili balistici cinesi Css – 2. Acquistati in segreto nel 1987 durante la guerra Iran-Iraq, i missili, sppur vecchi, hanno un raggio d’azione di 2.650 km e in Cina, sono dotati di testate nucleari. L’accordo, organizzato dal principe Bandar bin Sultan, ha provocato un putiferio nelle relazioni Usa-Arabia Saudita dopo che l’intelligence statunitense aveva scoperto che i missili vengono implementati in silos nel deserto saudita. Bandar all’epoca rassicurò Washington che non portavano testate nucleari.
L’esercitazione, conclusasi il 29 aprile, ha visto coinvolti tutti i settori militari e della sicurezza dipendenti dai ministeri della difesa, degli interni nonché la guardia nazionale.
Per il quotidiano Al–Riyadh, le manovre hanno inviato il messaggio che il regno è in grado di rispondere a qualsiasi minaccia alla sicurezza nazionale, alla luce delle sfide, dell’instabilità e dei disordini nei paesi circostanti.
Riad, infatti, considera gli eventi nel mondo arabo degli ultimi tre anni come forieri di disordine e caos tesi a minare la stabilità della regione. De facto, l’Arabia Saudita si trova ad affrontare tre fronti che possono rappresentare una seria minaccia alla sua sicurezza nazionale: Siria, Iraq e Yemen.
In Siria, lo Stato Islamico dell’Iraq e al- Sham (Isis) è una potenziale minaccia e la pressione in Siria e in Iraq può spingere i suoi combattenti a nord verso la Turchia o a sud, verso l’Arabia Saudita.
Il regime siriano rappresenta un’altra grave minaccia vista la lotta per la sopravvivenza che lo sta caratterizzando. Le milizie sciite nel sud dell’Iraq sono un’altra minaccia, destinata ad aumentare se l’Iraq scivolasse nella guerra civile e la tensione tra Teheran e Riad rimanesse irrisolta.
Ci sono state anche minacce contro l’Arabia Saudita e il Kuwait dal comandante dell’Esercito Mukhtar, un ramo di Hezbollah in Iraq.
Il pericolo rappresentato da Isis e dalle milizie sciite è aggravato dal fatto che il processo politico in Iraq potrebbe rivelarsi fallimentare se il Partito Islamico, Dawa, guidato dal primo ministro Nouri al – Maliki, continuasse a governare l’Iraq dopo le prossime elezioni perché una sua vittoria potrebbe spingere i curdi verso la secessione con un effetto domino incontrollabile, spingendo l’Iraq c0n cui l’Arabia Saudita divide un confine di circa 1.000 km in uno scenario simil siriano.
Nello Yemen, al-Qaeda sta mostrando segni che è in procinto di passare a una nuova fase di confronto con le istituzioni statali yemenite e, forse, con l’Arabia Saudita. Le operazioni contro Aqap stanno mostrando i loro limiti e gli Houthi stanno diventando sempre più militarmente attivi nel nord dello Yemen, aumentando il pericolo in Arabia Saudita.
Gli Stati Uniti sono un altro destinatario del messaggio militare saudita. I media sauditi sono stati “censurati” nel commentare la visita del presidente Obama a marzo. Nonostante le dichiarazioni e l’apparente appeasement il fallimento dei colloqui di pace israelo-palestinesi ha indubbiamente minato ulteriormente la fiducia del re saudita verso l’impegno statunitense nell’area.
Le relazioni Usa-Arabia Saudita sono ben lungi dall’essere rotte, ma rimangono tese.
La cooperazione saudita statunitense rimane forte su altre questioni: in Yemen ad esempio.
Alle minacce convenzionali si affianca quella informatica. Ed ecco che in mezzo alle esercitazioni sono spuntati scenari da guerra elettronica. Gli attacchi informatici potrebbero colpire banche, impianti di desalinizzazione e aeroporti, soprattutto perché la cyber-infrastruttura dell’Arabia Saudita è ancora debole e considerata ad alto rischio.
L’ attacco informatico contro la Aramco nel 2012 ha dimostrato che chiunque può accedere a uno dei siti più importanti dell’economia saudita.
L’Arabia Saudita si è recentemente interessata a questo tipo di guerra. Il quotidiano Al-Arab riportava a fine aprile la notizia che il ministero della Difesa saudita sta progettando di creare un istituto per la guerra elettronica, nella regione orientale del regno, dove si trovano importanti impianti petroliferi. Riad ha ampliato la spesa militare portandola a 67 miliardi di dollari l’anno, la quarta dopo Stati Uniti, Cina e Russia.