VENEZUELA. Il colombiano ELN fa da stampella a Maduro

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La crescente espansione dell’Esercito di Liberazione Nazionale Colombiano (ELN) attraverso il territorio venezuelano, grazie al sostegno del regime di Nicolás Maduro, così come il suo progressivo reclutamento di venezuelani, che cercano di assicurarsi il sostentamento in un paese scosso dal collasso economico e istituzionale, stanno cambiando la natura di questo gruppo terroristico. L’Eln essa di essere un’organizzazione puramente colombiana, cerca rifugio sul lato venezuelano del confine, rifugio sia per questo gruppo che per le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, Farc, sin dalla presidenza di Hugo Chávez, e sta diventando anche un’organizzazione venezuelana, che opera in Venezuela e si impegna nelle strutture di potere politico locale di vari comuni.

La partecipazione dell’Eln all’attività mineraria statale a Bolivar, a centinaia di chilometri dal confine tra Colombia e Venezuela, segna il suo grado di penetrazione nell’attività illegale protetta dal chavismo, mentre il reclutamento di almeno 250 venezuelani, un quarto della sua forza operativa in Venezuela, fa scattare l’allarme di un innesto dell’Eln sul suolo venezuelano come gruppo violento che si oppone alla ripresa democratica nell’era post-Maduro. Se questi ultimi si concretizzassero, la Colombia non solo avrebbe trasferito in Venezuela il problema che già costituisce in quanto organizzazione trafficante di droga, ma avrebbe anche trasferito ad essa la realtà della violenza terroristica. Questo non farebbe che consolidare il paradosso che, mentre decenni fa c’era la paura per una Colombia fallita, di fronte a quello che sembrava essere un Venezuela prospero, l’evoluzione è stata l’opposto. E mentre Bogotá ha trovato la strada della pace con le Farc, Caracas ha aperto la porta alla violenza Eln, che, pur operando ancora in Colombia, si confronta duramente con il governo di Ivan Duque, riporta Abc Internacional.

Negli ultimi mesi, diverse testimonianze hanno evidenziato l’espansione dell’Eln in Venezuela. Il comandante del Comando Sud degli Stati Uniti, l’ammiraglio Craig Faller, ha detto che l’Eln ha “assoluta libertà di manovra” nel paese, che è diventato un luogo di reclutamento e finanziamento attraverso il traffico di droga, l’estrazione illegale di minerali, il riciclaggio di denaro, l’estorsione e i rapimenti. Da parte sua, la più alta autorità militare colombiana, il generale Luis Navarro, ha indicato che l’Eln ha circa 2.400 combattenti, di cui circa 1.000 in Venezuela; secondo Navarro, il gruppo ha reclutato almeno 250 venezuelani.

Stando poi a quanto riporta il Wall Street Journal, l’ELN svolge molte di queste attività “insieme ad elementi delle forze armate venezuelane” e “con la piena conoscenza degli alti funzionari del governo di Maduro. Così, l’ingresso dell’ELN nelle attività minerarie dello stato bolivariano è stato dovuto alla convenienza dei comandanti militari e degli alti funzionari governativi ad avere una forza d’urto per affrontare possibili rivali nello sfruttamento di oro, diamanti, coltan e altri minerali. In cambio di tale servizio, l’Eln ottiene una percentuale dei profitti.

Da parte sua il governo Maduro ha in cambio un potente gruppo armato che può affrontare sia un’ipotetica incursione straniera che un’insurrezione popolare.

La presenza dell’Eln è stata “segnalata” in dodici dei 24 stati in cui il Venezuela è diviso; e in cinque è segnalata “presenza armata e in uniforme”. Negli stati di confine come Táchira, Apure e Zulia, il gruppo ha distribuito i sacchi alimentari del governo, inserendosi così nella struttura ufficiale e guadagnando ascendente sulla popolazione. Questa espansione si sviluppa attraverso il reclutamento di “centinaia” di venezuelani. 

Tommaso dal Passo