Il rap nazionalista di Teheran

244

IRAN – Teheran 15/02/2016. Amirhossein Maghsoudloo alias Amir Tataloo, classe 1987, è un cantante rap, iraniano.

Da singer underground, fu arrestato nel 2013, oggi è diventato la voce “giovane” del regime iraniano per la nuova guerra che viene combattuta nel teatro siro -iracheno e per ribadire la propria potenza con una voce “diversa” dal solito. Indossando un abito bianco in una stanza buia, nel video Shodada (Martiri), uscito a settembre 2015, e diventato un successo in patria, il cantante cammina tra fila di bare ricoperte dalla bandiera che rappresentano martiri della guerra Iran-Iraq.
«Con una goccia di sangue, il mio paese rivive», recita un verso della canzone che glorifica il sacrificio religioso, il martirio, tema assai impiegato dal regime dopo il 1979, mail cui fascino era, nell’Iran sciita, appannato. Tataloo starebbe con questo brano e con altri precedenti aiutando il regime a modernizzare il suo messaggio con un appello al nazionalismo e ai valori religiosi rivolto ai giovani.
La sua trasformazione coincide con i nuovi sforzi di Teheran per aggiornare la sua legittimità popolare e la sua produzione culturale ufficiale.
Nel video tributo ai caduti in guerra,Tataloo canta: «Come mai abbiamo scritto di tutto sulle ragazze e sui ragazzi che rompono gli schemi e non dobbiamo scrivere sui martiri che hanno sacrificato la loro vita?». Prima di “Martiri” è arrivato “Energy Hasteei” (Energia nucleare), video andato virale realizzato con la collaborazione esplicita dell’esercito iraniano. Il rapper, che ancora non può esibirsi in pubblico canta dal ponte di una nave della marina iraniana, in divisa, davanti a marinai iraniani in piedi sull’attenti che cantano con lui il ritornello.