REGNO UNITO – Londra. Il primo ministro David Cameron ha ammesso il 10 febbraio che la Scozia ha quello che ci vuole per essere una nazione indipendente, ma ha detto che gli scozzesi godono oggi del meglio dei due mondi», chiedendo di non spezzare il Regno Unito. Intensificando la campagna del suo governo per tenere la insieme Gran Bretagna prima di un referendum per l’indipendenza previsto per l’anno prossimo, Cameron ha esortato la Scozia a non recidere l’unione con l’Inghilterra che dura da 306 anni: «In parole povere. La Gran Bretagna funziona. La Gran Bretagna funziona bene. Perché romperla?» ha scritto Cameron in un articolo pubblicato sui giornali scozzesi.
«A questa domanda deve rispondere la Scozia. Ma la risposta è importante per tutta la nostra nazione. La Scozia sta meglio in Gran Bretagna. Stiamo tutti meglio insieme e siamo più poveri da soli».
In questa partita, il futuro politico di David Cameron e l’eredità storica britannica sono in prima linea. il premier si è impegnato a partecipare alle elezioni britanniche nel 2015 e il partito conservatore non gli perdonerebbe mai il fatto di aver presieduto in qualità di capo del governo la rottura del Regno Unito che comprende Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord.
A Londra i principali partiti si battono insieme contro l’indipendenza, sapendo che Alex Salmond, leader dello Scottish National Party (Snp) è un politico astuto e motivato.
Giocando su un mix di emotività e rivalità storica, con la percezione che il parlamento britannico a Londra non copra gli interessi nazionali della Scozia, la campagna “sì Scozia” vuole che l’indipendenza diventi una realtà entro il 2016.
Una eventuale secessione scozzese potrebbe creare seri problemi per il resto del Regno Unito.
La flotta sottomarina nucleare Trident della Gran Bretagna ha basi in Scozia, i ricavi del petrolio scozzese del Mare del Nord restano importanti per le casse del regno, e inoltre la Gran Bretagna, senza la Scozia, avrebbe difficoltà a far sentire la sua voce negli organismi internazionali, come il Consiglio di sicurezza dell’Onu, o nel processo decisionale dell’Unione europea.
Lo Snp ha pubblicato un documento a febbraio 2013 in cui suggerisce accordi di transizione che potrebbero essere fatti entro 16 mesi, l’Independence Day per la Scozia potrebbe verificarsi a marzo 2016.
I sondaggi indicano che il supporto per l’indipendenza è in stallo: 32 per cento mentre l’opposizione è al 47 per cento.
Uno degli assi centrali della tesi di Cameron è che la Scozia goda già di un elevato grado di autonomia con un proprio parlamento, e ha lasciato intendere che sarebbe in grado di rimettergli più poteri, in caso di bocciatura della piena indipendenza.