La nuova rotta dell’oppio afgano

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STATI UNITI D’AMERICA – New York 28/06/2014. Nel 2013 è arrivato alle stelle l’utilizzo di terreno per coltivare oppio nel paese centroasiatico, a causa di un aumento del contrabbando attraverso il sud dell’Afghanistan, secondo quanto riportato nel report annuale sulle delle droghe delle Nazioni Unite.

Il World Drug Report 2014, pubblicato il 26 giugno, indica che la superficie utilizzata per la produzione di oppiacei e oppioidi, principale causa di morte legata all’uso di droga, ha raggiunto circa 733 mila ettari nel 2013. Per il terzo anno consecutivo si tratta del dato più alto da quando si è iniziato a studiare il fenomeno nel 1998: l’Afghanistan è il più grande coltivatore di oppio del mondo. L’aumento della produzione globale di oppio è stata attribuita al crescente commercio di eroina, un derivato del papavero da oppio. Si tratta di un filo rosso che unisce il corridoio meridionale dell’Afghanistan al Sud-Est asiatico e all’Oceania, regioni tradizionalmente fornite dalla coltivazione dell’oppio nel sud-est asiatico. Questa “via del sud” ha anche rifornito il Medio Oriente, l’Europa e l’Africa, visto che le forze di polizie del mondo hanno bloccato la rotta dei Balcani a lungo utilizzata per rifornire questi mercati. La relazione Onu arriva nel bel mezzo di una guerra globale alla droga, in cui molti paesi stanno riconsiderando tutte le politiche che non sono riuscite a ridurre l’attività illegale connessa al traffico di droga. Se Russia e Usa continuano a considerare un crimine l’uso e il traffico di droghe e molti paesi del Medio Oriente prevedono la pena di morte per i reati legati alla droga, molti altri ne hanno depenalizzato l’uso per contrastare il potere dei gruppi criminale. Il riesame delle leggi in tema di contrasto al fenomeno sarà probabilmente il punto centrale dell’Assemblea Generale 2016 sul problema mondiale della droga. Il dato sul numero di persone coinvolte nel fenomeno rimane stabile: 16 milioni di persone dai 39 milioni di tempo fa.