
Il ministro della Difesa cinese si è espresso senza mezzi termini il 21 ottobre sulla “riunificazione” di Taiwan, dicendo al Forum Xiangshan, evento che tratta di politiche di difesa, che questo processo era qualcosa di “nessuna forza” avrebbe potuto bloccare.
Taiwan, ricorda Asia Times, è considerata dalla Cina come una provincia “rinnegata” che alla fine sarà unificata con il resto della Cina, con la forza se necessario. Le due parti si sono divise nel 1949 dopo la guerra civile e sull’isola di Formosa si rifugiò lo sconfitto Kuomintang.
La Cina non si fermerà nei suoi sforzi per «realizzare la completa riunificazione della patria», ha detto il ministro della Difesa cinese, generale Wei Fenghe ai ministri della Difesa di tutta l’Asia al forum che si svolge a Pechino. «La Cina è l’unico grande paese al mondo che non ha ancora raggiunto la riunificazione completa (…) È qualcosa che nessuno e nessuna forza può fermare».
Le relazioni tra Taipei e Pechino si sono deteriorate dopo l’elezione del presidente Tsai Ing-wen, il cui partito rifiuta di accettare apolitica di una sola Cina.
Da allora Pechino, in una maniera o nell’altra, ha allontanato da Taipei un certo numero di alleati, lasciandola con un numero decrescente di nazioni che riconoscono il suo governo.
Wei ha detto che la Cina voleva promuovere relazioni pacifiche tra le due sponde dello Stretto, ma che non avrebbe mai permesso ai «separatisti di Taiwan di fare mosse sconsiderate, e non ci siederemo mai a guardare forze esterne interferire (…) Impegnarsi nel separatismo non può che essere un vicolo cieco», ha detto il Ministro.
I suoi commenti arrivano poche settimane dopo la grande parata militare a Pechino in occasione del 70° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. La sfilata ha mostrato alcune delle più recenti armi high-tech, tra cui nuovi missili balistici, droni supersonici e carri armati di nuova generazione.
Wei ha anche ripetuto che le isole Diaoyu nel Mar Cinese Orientale e le isole contese nel Mar Cinese Meridionale erano una parte “inerente” del territorio cinese, aggiungendo: «Non possiamo perdere un solo centimetro della terra lasciata dai nostri antenati», riporta Afp.
Pechino rivendica la maggior parte del Mar Cinese Meridionale, ma le acque sono contese anche da Vietnam, Filippine, Malesia, Brunei e Taiwan, e dalle isole Diaoyu, che sono anche rivendicate dal Giappone e lì chiamate Senkaku.
Nonostante le sue rivendicazioni territoriali senza compromessi, Wei ha insistito sul fatto che le ambizioni militari della Cina non erano aggressive: «Lo sviluppo della Cina non costituisce una minaccia per nessun paese».
Luigi Medici