Finisce la guerra di Hollande

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MALI – Bamako 21/09/2013. Da come ha parlato il presidente francese François Hollande alla presa di potere di Ibrahim Boubacar Keita, primo presidente eletto del Mali, tutto quello che mancava era uno striscione con su scritto “missione compiuta”.

«Abbiamo vinto questa guerra, abbiamo cacciato i terroristi, ci siamo assicurati il nord e finalmente … abbiamo, avete organizzato un’elezione e il vincitore incontrastato è ora il presidente del Mali», ha detto alla folla riunita nel palazzetto dello sport di Bamako, il 19 settembre. Hollande ha battuto molto sul “noi”, e non ha esitato a vantare il ruolo della Francia nel determinare questo momento. «Se non ci fosse stato un intervento», ha detto alla folla, «oggi i terroristi sarebbero qui a Bamako». La Francia ha iniziato a ritirare alcuni dei 4mila soldati impiegati in Mali e prevede di modificare la sua presenza in quella di una forza di pace Onu. Ma se la guerra di Hollande è agli sgoccioli possiamo definirla vinta? I ribelli jihadisti in Mali sembrano essere scomparsi: alcuni sono fuggiti nella Repubblica Centrafricana, dove sono accusati di aver commesso stragi; altri sono fuggiti in Niger, Algeria e Libia, lasciando dietro di sé arsenali sepolti nel Sahara. Ora i veterani jihadisti attendono dietro le quinte, per mettere in scena attacchi occasionali, come quando una bomba ha ucciso due soldati maliani a Gao, e attendere il momento per tentare una rivincita.