MALI – Bamako. Le recenti dichiarazioni del Presidente francese Hollande hanno gettato un alone di gelo sull’operazione che si sta organizzando in Mali per scacciare le forze integraliste che hanno occupato il nord del Paese all’inizio dell’anno. In effetti, il presidente francese ha confermato quanto già indicato dal suo Ministro della Difesa, Jean Yves Le Drian , secondo il quale la Francia non avrebbe fornito uomini e mezzi delle proprie forze armate a sostegno della forza dell’Ecowas che dovrebbe operare nel nord del Mali.
Queste dichiarazioni sono in contrasto con quanto finora indicato poiché la Francia era indicata come Paese fornitore del supporto logistico delle forze maliane e internazionali. Di fatto però, su indicazione del presidente francese, le forze francesi non prenderanno parte al conflitto (come avvenne ad esempio in Libia), ma fornirebbero solo formazione e intelligence.
Il piano dell’Ecowas prende però corpo. In effetti, è stato indicato che i soldati maliani impiegati sarebbero circa 5mila, mentre quelli dell’Ecowas circa 3mila. Saranno le truppe maliane e la polizia locale a mettere in sicurezza e a ristabilire definitivamente l’ordine nei territori liberati. Nessuno dei Paesi partecipanti però ha la logistica necessaria per affrontare i combattimenti. Peraltro il tempo stringe per la coalizione africana poiché le operazioni potrebbero essere rese più difficili dai venti del deserto inizieranno a soffiare a partire dal mese di gennaio.
Le motivazioni del piccolo passo indietro francese sono molto probabilmente due : in primo luogo la mancata partecipazione dell’Algeria alle operazioni. In effetti, Algeri ha finora dato il suo diniego all’intervento delle proprie truppe. Il presidente Bouteflika preferirebbe una soluzione maggiormente politica sulla base di un dialogo con i gruppi islamici presenti nel nord del Mali, piuttosto che un’operazione di ampio raggio. Bouteflika ha inoltre timore che gli islamici si rivoltino contro l’Algeria riversandosi nel Paese. La mancanza di un tale attore di peso avrebbe fatto rallentare il presidente francese.
Inoltre, è notizia recente che un francese di origine congolese è stato arrestato ad agosto in Niger mentre cercava di raggiungere i combattenti nel Mali e che ad inizio novembre un altro francese, di origine maliana, è stato a sua volta arrestato in Mali mentre tentava di raggiungere i combattenti al nord. L’attenzione di Hollande allora si è forse spostata in Patria. Si ricorda in effetti che a marzo scorso, Mohamed Merah, un francese di origini magrebine legato ad al Qaeda, aveva ucciso sette persone di una scuola ebraica e alcuni soldati. Accordare un sostegno logistico e aereo alla forza dell’Ecowas potrebbe svegliare alcune cellule, più o meno, dormienti in Patria, questa potrebbe essere la paura del presidente francese.
Di sicuro Hollande ha sposato in parte la politica del suo collega algerino Bouteflika poiché ha indicato che una soluzione politica deve comunque essere perseguita. In effetti, per Hollande rimane fondamentale ascoltare le richieste delle popolazioni dell’Azawad e distinguerle da quelle dei movimenti terroristici. La mediazione del Burkina Faso sta lavorando alacremente in questo senso dialogando con il gruppo Ansar Dine. L’obiettivo dei politici della missione burkinabe è di togliere dai ranghi dei combattenti il gruppo dei “difensori della fede”, lasciando così i soli al Qaeda per il Magreb Islamico – Aqmi e il Movimento per l’unicità e la Jihad in Africa Occidentale – Mujao da combattere. Così facendo Ansar Dine raggiungerebbe il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad – MNLA, gruppo laico formato da politici locali dell’Azawad che, una volta finita l’operazione militare, aprirà un tavolo per il dialogo con Bamako. Seguendo la politica di Hollande però, il rischio è che la missione africana appena costituita perda del suo favore tra la gente e in ambito internazionale e che i movimenti terroristici possano rafforzarsi.