LIBIA. Perché Erdogan “bastonerà” l’Italia via Tripoli

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L’attivismo geopolitico odierno della Turchia di Erdogan non deve essere visto come una un elemento nuovo del panorama mediterraneo, ma piuttosto come la manifestazione di una politica interna ed estera, di lunga data, che tende a riportare la Turchia nella storia del Mediterraneo da dove era stata espulsa de facto con la sconfitta nella Prima guerra mondiale e con i relativi trattati di pace che hanno sembrato l’impero Ottomano e creato lo spazio politico, per quanto avevano già fatto i movimenti dei Giovani Turchi (quelli storici), in un territorio post imperiale confinato alla penisola anatolica con l’appendice europea di Costantinopoli-Istanbul non più capitale, ma ancora centro politico, culturale ed economico della nuova repubblica sorta dalle ceneri della Sublime Porta. 

Recep Tayyip Erdogan sta oggi dando concretezza ad una azione politica e geopolitica di primaria importanza nei territori che facevano parte del millenario spazio imperiale terminato il 10 agosto 1920 con il Traité de Sèvres e ilsuccessivo Traité de Lausanne(24 luglio 1923) ripensato e portato in auge da una serie di articoli di Ahmet Davutoglu, docente universitario, ex premier Akp, sodale di Erdogan, poi suo acerrimo rivale, pubblicati sul quotidiano Yeni Şafak e nel libro Stratejik Derinlik (Profondità Strategica).

La sconfitta non è mai piacevole e quella che pose fine al governo della Sublime Porta, fu per i turchi, in quanto tali, un colpo dolorosissimo ad una cultura e ad un popolo tra i protagonisti della storia europea e mediterranea. 

La presidenza Erdogan sta attualizzando e concretizzando una simile politica partendo da quelli che storicamente erano mandati franco-inglesi: la Siria, infatti, fu affidata alla Francia, e per farlo ha usato ogni mezzo, come potrebbero dimostrare le accuse di aver fornito aiuti di diverso genere al nascente Daesh; o come le operazioni militari che hanno creato una “buffer zone” la “trilogia”: Scudo dell’Eufrate, Ramo d’Ulivo e Primavera della Pace; o anche come l’accordo con la Libia. 

È lo stesso quotidiano che dava spazio a Dovutoglu, Yeni Şafak, a tracciare un interessante quadro sinottico della politica turca attuale. Al Memorandum d’intesa sulla delimitazione delle aree di giurisdizione marittima firmato tra Turchia e Libia il 27 novembre, sono seguiti i passi compiuti sulla linea Qatar-Nord Cipro-Libia a dicembre. Tutti questi sviluppi, prosegue il quotidiano turco sono ispirati da una celebre citazione strategica di Mustafa Kemal Ataturk: «Non c’è una linea di difesa, ma piuttosto è da difendere un’intera area» (Sakarya, agosto-settembre 1921) in base alla quale la grande area di difesa della Turchia si estende dal Qatar (paese che Costantinopoli ha governato per secoli) a Tripoli, tagliando l’isola di Cipro.

Lette nella prospettiva della dichiarazione di Ataturk le necessità della Turchia di espandere la sua linea di difesa geopolitica su un’area più ampia, diventano chiare: «Questa grande area geopolitica è formata da un lato dallo Scudo del Mediterraneo, che copre l’ovest e il sud dell’isola di Creta, e dall’altro dal quartier generale del Comando congiunto Turchia-Qatar che si affaccia sullo stretto di Hormuz nel Golfo Persico, coperto da tutto il mondo e soprattutto dai mercati energetici. All’estremità più meridionale di quest’area si trova il Comando della Task Force Turca Somala a Mogadiscio, la capitale della Somalia sulla costa dell’Oceano Indiano. Dopo che il 27 novembre il MoU ha designato ufficialmente la Libia e la Turchia come vicini marittimi, il 14 dicembre è stato inaugurato il quartier generale congiunto della caserma Khalid Ibn Walid in Qatar. Questi spostamenti sono stati seguiti da un altro anello che collega la parte più sensibile della catena dal Qatar alla Libia il 16 dicembre. Un Uav Bayraktar TB2, decollato dal Comando della Base Aerea Navale di Dalaman, a sud-ovest della Turchia, è atterrato all’aeroporto di Gecitkale nella Repubblica Turca di Cipro del Nord (…) Questo volo non era destinato solo alla protezione delle navi turche impegnate in attività di perforazione nel Mediterraneo orientale. Il volo dell’UAV è stato anche una risposta ai tre F-16 greci che sono decollati da Creta e hanno violato lo spazio aereo ddi Cipro Nord vicino al villaggio di Akincilar il 17 ottobre».

Le relazioni tra la Turchia e il governo del GNA in Libia non si limitano alla determinazione dei confini marittimi. Un altro passo critico è stato compiuto, che viene considerato come un rinnovo dell’accordo firmato nel 2012. La mozione sull’opportunità di ratificare il Memorandum d’intesa sulla sicurezza e la cooperazione militare tra Turchia e Libia è stata presentata alla Presidenza della Grande Assemblea Nazionale Turca; dopo l’approvazione in Commissione Affari Esteri del Parlamento turco, verrà sottoposta all’Assemblea il prossimo 8 gennaio.

Antonio Albanese