LIBIA. È guerra aperta dentro il GNA. Fatti concreti non consigli per il neo ministro degli Esteri italiano

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In queste giornate convulse di cambio di governo e di responsabili ministeriali, abbiamo letto diverse “offerte” di consigli e di suggerimenti al neoministro degli Esteri, Luigi Di Maio, su priorità e su scenari di politica estera critici, come è la Libia.

Simili consigli e quindi offerte, pur nella loro semplicità, hanno il grande difetto di essere spesso generici e basati su un’analisi costruita su dati di “seconda o terza mano”, indipendentemente dal teatro oggetto di studio di analisi.

Se si vanno a leggere le fonti dirette, come ad esempio fa una ricerca attenta e affidabile, dei social media, come fa AGC, si ha una visione diversa dei teatri, e molto spesso si hanno smentite e anche, perché no, conferme di situazioni che poi vanno ad incidere nella condotta politica di una nazione, e quindi dell’Italia.

Nello scenario libico, continuando nell’esempio, si ha una visione “manichea” della situazione, i  cui i buoni e la ragione sono da un lato e i cattivi sono nell’altro; non tenendo conto dei diversi attori esterni al paese che de facto vi operano. Quella manichea è una lettura quanto meno semplicistica, per non dire fuorviante di quanto accade a poche ore di volo da casa nostra e punto di partenza di gran parte del flusso dei migranti che arrivano sul nostro territorio in modi che sono all’ordine del giorno della cronaca nazionale.

Ma di quello che accade esattamente nella “politica libica”, si ha un black out totale, in cui il GNA di Fayez Serraj è considerato la parte buona mentre il Governo ad Interim di Tobruk (per semplicità usiamo questa dizione), di cui “emanazione” è il LNA di Khalifa Haftar, ne è l’antagonista, il cattivo di turno.

Ben poco si sa della situazione politica reale ed effettiva libica, caratterizzata in questo periodo da una serie di mal di pancia in seno alle varie strutture politiche di Tripoli. Una questione di interesse invece è la riforma sui piani militari di Tripoli che da un lato rischia di diventare il boomerang di Serraj ma dall’altro mostra nettamente le posizioni in seno al GNA. Diventa, in ogni caso, sempre più palese la faida interna al Consiglio presidenziale del GNA dove da una parte si schiera il presidente Fayez Serraj, sostenuto parzialmente dalla comunità internazionale e dal consesso di intellettuali ed amministratori pubblici che hanno partecipato recentemente al meeting organizzato a Tripoli ed il blocco delle milizie, per lo più allineate con Misurata, i Fratelli musulmani ed il partito Giustizia e costruzione.

Gli esponenti dei Fratelli musulmani non ritengono Serraj all’altezza della situazione; è un leitmotiv che va avanti dal 20 luglio. La voce del dissenso è quella del muftì jihadista Sadiq Al Ghariani. Serraj da allora a oggi ha visto il suo gradimento internazionale scemare sia in seno alle Nazioni Unite che presso alcune ambasciate libiche. Lo stesso segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha manifestato dubbi sulle reali capacità di Serraj, ma anche del ministro dell’Interno Fathi Bashagha, di far operare le istituzioni che guidano al riparo dall’influenza delle milizie.

Il ministro dell’Interno, Fathi Bashagha, rappresenta poi un problema nel problema visto che palesa la voglia delle milizie del GNA di combattere ad oltranza istigate dal supporto turco e qatarino.

Account locali filo-LNA a loro volta delineano uno scenario analogo alla luce di recenti fatti accaduti a Mitiga, secondo loro infatti, esisterebbe un piano coordinato fra Bashagha, Juwaili ed i turchi per togliere Mitiga alle SDF e le SDF a Serraj. Il conflitto fra milizie e Serraj, secondo il parlamentare di Tobruk Said Amghyb (che si esprime spesso al vetriolo sul GNA), è causa di tutto il sangue versato nei combattimenti che si sarebbe potuto evitare se il presidente Serraj avesse tenuto fede agli accordi di Abu Dhabi. Sappiamo bene che proprio le milizie, appunto per le ragioni espresse dal segretario Guterres, non glielo hanno permesso. Dialettica politica interna, che in un paese in guerra va osservata bene e compresa prima di incidere politicamente.

Il fatto è che Serraj è diviso tra dover accontentare le organizzazioni internazionali che chiedono la pace per la Libia e le milizie del GNA che vivono di guerra. A mostrare la debolezza di Serraj anche gli ultimi fatti di Mitiga. A seguito del bombardamento dell’aeroporto di Mitiga e la conseguente interruzione dei voli fino a data da destinarsi, il ministero dell’Interno ha rilasciato un comunicato concernente il bombardamento di aeroporti ed edifici ad uso civile: il ministro Bashagha ha detto che si adopererà per rendere sicuro l’aeroporto; il fatto è che dietro i bombardamenti non c’è LNA di Haftar ma la milizia Al Bugra e forse Izza Al Arab, milizie del GNA. La dichiarazione di Salamé in merito ai fatti è stata ancora una volta uno smacco ai danni del GNA che viene indirettamente accusato di non avere sotto controllo le milizie alleate ed un accenno alle responsabilità dei paesi che supportano il GNA.

Infine il ministro Ma’atouk ha dichiarato che Mitiga sarà riaperto quando nuove misure di sicurezza saranno adottate. Nella pratica Bashagha e Ma’atouk si stanno mobilitando per adibire Misurata al trasporto passeggeri al posto di Mitiga sancendo la chiusura dello scalo di Tripoli per la prima volta da diversi anni.

Al fine di ribadire il suo controllo politico sull’organo esecutivo, ossia il Consiglio presidenziale, e soddisfare le milizie che chiedono una revisione dei piani militari su Tripoli e l’intero territorio libico, Serraj ha convocato un una serie di incontri consultivi con le parti sociali e militari ma non è cambiato nulla, se tutti sono infatti d’accordo nel voler sconfiggere Haftar è sul come che non si riesce a trovare la quadra soprattuto tra i membri del Consiglio di Stato.

Il comparto militare sostiene che Serraj dovrebbe occuparsi maggiormente dell’aspetto militare e nominare comandanti che si occupino anche delle aree attualmente sotto il controllo del LNA al fine di dare l’impressione che si tenda a respingere Haftar da tutto il territorio libico (questa è per esempio la posizione del generale del GNA Taher Al Gharabli).

Sul piano politico i membri di Giustizia e costruzione nel Consiglio di stato sembrano avere le idee chiare sul da farsi. L’idea è quella di togliere il potere esecutivo al Consiglio presidenziale e ridurne a tre i membri.

Parallelamente sarebbe il Consiglio di stato ad esprimere poi il governo mantenendo per se il potere legislativo in aperto contrasto con il parlamento di Tobruk. Risulta essere diffusa l’opinione nel Consiglio di stato che l’immobilità di Serraj sulle nomine a ministri sia causa dell’inerzia del GNA nell’ultimo periodo. Il membro del Consiglio di stato Na’ima Al Hami ha proprio dichiarato oggi che questo tipo di progetti di cambiamento dell’ordinamento costituzionale sono materia di dibattito negli incontri istituzionali con Serraj ma, ha precisato, al momento sono messi da parte per potersi concentrare sull’aspetto militare.

Redazione