Ha cominciato Sydney, spegnendo l’Harbour Bridge e l’Opera House. La campagna “Un’ora per la Terra” è partita dalla metropoli australiana è proseguita in tutto il mondo per sensibilizzare la popolazione della Terra alle problematiche legate ai cambiamenti climatici. Luci spente per un’ora, ovunque possibile, nel momento in cui l’orologio segnava le 20.30 di sabato 31 marzo.
Quella di ieri è la prima edizione ufficiale del 2012, dalle 20.30 alle 21.30. L’iniziativa ha coinvolgto tutti e tutti sono invitati a partecipare: consiste nel gesto simbolico di spegnere le luci di monumenti, luoghi, abitazioni; un’iniziativa lanciata come segno di rispetto per l’ambiente, che si traduce in un’azione concreta a favore della sostenibilità. La prima edizione si è svolta nel 2007 e ha visto coinvolta la sola città di Sidney; dopo soli quattro anni, nel 2011, l’iniziativa ha coinvolto quasi 2 miliardi di persone, 5.200 città e centinaia di imprese e organizzazioni in 135 nazioni, anche per merito del tam tam mediatico che è esploso attorno all’iniziativa. Monumenti simbolo come il Colosseo, la Tour Eiffel, il Duomo di Milano, la ruota panoramica di Londra, le Cascate Victoria e il grattacielo più alto di Pechino si sono spenti in una sorta di “ola” di buio. Sensibilizzare è la parola d’ordine: l’Earth Hour serve soprattutto a coinvolgere in progetti sostenibili imprese e singoli cittadini per far sì che si adottino misure concrete per il risparmio energetico e il rispetto per l’ambiente.