DRONI. DARPA utilizza i droni per abbattere i droni più piccoli

141

L’esercito americano sta sviluppando una serie di sistemi contro i droni, utilizzando tecnologie come l’energia diretta, le microonde e altro per sconfiggere i piccoli sistemi aerei senza pilota. Ma per colpire i droni, i militari devono prima essere in grado di vederli. Questo è abbastanza difficile nel deserto o in aree aperte, ed è ancora più difficile da fare nelle città.

È qui che entra in gioco il programma Aerial Dragnet. La capacità di sorveglianza ad ampio raggio della Defense Advanced Research Projects Agency utilizza sensori montati su droni per rilevare, classificare e tracciare piccoli droni in ambienti urbani densi.

Come riporta C4isrnet, il Pentagono è preoccupato per i vari pericoli posti dai piccoli droni, che possono essere armati con esplosivi o utilizzati per raccogliere informazioni sensibili. Dara vuole che Aerial Dragnet alla fine sia in grado di interfacciarsi con i sistemi C-sUas, passando i suoi dati di tracciamento da sensori ottici, sensori acustici e radar economici in modo che il sistema d’arma possa sconfiggere la minaccia. Darpa sta puntando a un prezzo di 20.000 dollari per una copertura di 20 chilometri quadrati.

Aerial Dragnet è stato testato a San Diego nel 2019 e più recentemente a Rosslyn, in Virginia. L’evento di San Diego è stato il primo test del sistema in un ambiente urbano denso, e Zablocky ha detto di essere stato sorpreso da quanto disordine è emerso nei dati. Usando i dati di quel test, Dara è stato in grado di perfezionare i suoi algoritmi di elaborazione del segnale, ha detto.

Questo avvolge efficacemente il test del sistema di Darpa, e l’agenzia sta cercando di passare il programma ad un’altra organizzazione per ulteriori test e sviluppo. C’è ancora molta ricerca e sviluppo da fare pur avendo ridotto molti dei rischi. Darpa ha raccolto un sacco di dati e ora ha una comprensione molto migliore di ciò che deve essere fatto, ma per trasformare davvero questo in una capacità o prodotto militare ci vorrà ancora del lavoro.

Anna Lotti