Ansar al-Sharia vs Ennhada

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TUNISIA – Kasserine 19/5/13. Lofti Ben Jeddu è stato nominato ministro dell’Interno della Tunisia nel marzo 2013.

Ben Jeddu, uno dei procuratori più apprezzati del Paese,  è originario di Kasserine, tra le più povere città della Tunisia. 

E proprio dalla sua città natale sono arrivati i primi colpi per il nuovo responsabile della sicurezza tunisina: una serie di attentati contro le forze di sicurezza nella regione del Monte Chaambi. 

L’indagine successiva ha scoperto che i sei autori dell’attentato appartengono a al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqmi); si tratterebbe di una cellula addestrata in Mali e con buone capacità militari. 

Dato lo stato di insicurezza della zona e la statura del nuovo responsabile della sicurezza interna del Paese, e proprio della sua zona natale, le preoccupazioni sono aumentate.  

La situazione della sicurezza della Tunisia è caratterizzata, infatti, da frequenti proteste violente e dall’azione di un movimento radicale islamico che sta crescendo in dimensioni e potenza, di fronte all’incapacità e all’impotenza del nuovo regime di riuscire a dare impulso alla situazione economica del Paese. 

Lo Stato sembra impotente e la percezione diffusa vede nella non sufficiente esperienza dei politici tunisini, sia di maggioranza che d’opposizione, la ragione della stagnazione. 

Kasserine, per ironia della sorte, è uno dei focolai principali dell’estremismo islamico. È una delle poche città in cui non si registra una presenza visibile di gruppi jihadisti come Ansar al-Sharia, e le cui moschee sono per lo più prive di prediche radicale. Tuttavia, i problemi della città sono lo specchio delle carenze dello Stato che gli islamisti radicali sono in grado di sfruttare: la mancanza di opportunità di lavoro e di una forza di polizia incapace.

Il settore economico primario è la produzione di cellulosa, le fabbriche dell’indotto, però, non lavorano molto. Le fasce più giovani della popolazione, anche quelle istruite, sono costrette a sopravvivere con quelli che noi definiremmo “lavoretti”. In una simile situazione, nulla sembra essere cambiato dal regime precedente: corruzione e collusione con  il potere sono le uniche vie per fare qualcosa. Solo che stavolta si parla di un sistema legato ad Ennhada. 

Per chi non lo sapesse Kassrine è al confine con l’Algeria. 

In assenza di investimenti e miglioramenti delle infrastrutture, la risorsa più redditizia per gli abitanti di Kasserine è diventato proprio il confine, poroso, con l’Algeria. Il contrabbando, di benzina ad esempio, ha sempre imperato nel sistema economico della zona. Dopo la rivoluzione il contrabbando è esploso: si stima un livello cinque volte superiore al periodo di Ben Alì. 

A rendere più “facile” la situazione, oggi, ci ha pensato la mancanza di sicurezza, dovuta all’assenza di forze di polizia. Gas, sigarette, farmaci, benzina, vengono portate alla popolazione, cioè contrabbandate, da “carovane caritatevoli” messe su da Alsar al-Sharia, ad esempio.  

In una recente conferenza stampa, il portavoce della Difesa della Tunisia, ha detto che è «molto probabile» che le reti di approvvigionamento per i terroristi di Chaambi siano le stesse dei contrabbandieri.

E se Kasserine manca di gruppi jihadisti, è comunque aumentato l’ambiente islamico: ci sono oggi persone in città sicure che la guerra santa contro gli infedeli sia davvero una causa giusta e necessaria poiché è la cosa più grande che un musulmano può fare per la sua religione.

Per tanti cittadini di Kasserine, la proclamazione della jihad e i suoi obiettivi deve arrivare venire da sceicchi o da predicatori come Abu Iyadh, il cui vero nome è Seif Allah Ibn Hussein, che in precedenza aveva combattuto in Afghanistan con i talebani.

L’azione di questo gruppo ricalca quella di altre strutture similari: una capillare politica sociale che colma i vuoti dello Stato, unita all’indottrinamento. 

Con simile campagne nelle città più povere della Tunisia, il movimento ha “arruolato” decine di migliaia di persone creando un ambiente sociale favorevole alla diffusione del messaggio ultra oltranzista.

Abu Iyadh ha minacciato di fare la guerra contro il governo di Ennahda, accusandolo in un messaggio pubblicato on-line di fare una politica non-islamica.

«Per i tiranni che pensano di essere per l’Islam (…) sappiano che le cose stupide che stanno facendo li stanno trascinando in guerra» ha detto Abu Iyadh «La vostra guerra non è contro i nostri giovani, ma contro la religione» ha detto, in una dichiarazione pubblicata sul sito web del gruppo jihadista.

Abu Iyadh è latitante da settembre 2012, dopo un attacco di manifestanti islamici contro l’ambasciata degli Stati Uniti che causò quattro morti.

Le autorità hanno inasprito la loro posizione nei confronti degli estremisti negli ultimi mesi, intensificando le operazioni militari contro i jihadisti con sospetti legami con Al-Qaeda che si nascondono a Kasserine.

«Se si continua con queste politiche stupide, America, Occidente, Algeria, Turchia e Qatar non si salveranno quando il suono delle spade si farà sentire» ha poi aggiunto Iyadh.   «Vi ricordo semplicemente che i nostri giovani si sono sacrificati per la difesa dell’Islam in Afghanistan, in Cecenia, in Bosnia, in Iraq, in Somalia e in Siria, e non esiteranno a sacrificare se stessi per la loro religione a Kairouan» , riferendosi a una città a sud di Tunisi, famosa per il suo patrimonio islamico.

Ansar al-Sharia prevede di tenere il suo congresso annuale proprio a Kairouan il 19 maggio, anche se il ministero degli interni chiede ai partiti politici e alle associazioni di ottenere il permesso del ministero per tutte le attività pubbliche.

Lotfi Ben Jeddu ha già detto che avrebbe incriminato chiunque «inciti all’omicidio o all’odio anche passando per la predicazione», facendo un chiaro riferimento ai salafiti.

In risposta, la cellula di Ansar al-Sharia a Menzel Bourghuiba, a nord di Tunisi, ha promesso di sostituire la bandiera tunisina del ministero degli Interni con quella salafita, con un video pubblicato online.