FILIPPINE. Manila sotto attacco: rischio attacchi suicidi multipli 

460

Le Filippine sono alle prese con una serie di attentati suicidi perpetrati da gruppi affiliati allo Stato islamico che vogliono creare un Califfato nella regione meridionale della nazione. La tattica di usare istishhadi (attentatori suicidi), spesso utilizzata nei conflitti mediorientali e dell’Asia meridionale, ma finora non vista nella nazione del sud-est asiatico, sta cambiando rapidamente la complessità del terrorismo filippino, mentre le insurrezioni regionali a bassa intensità si internazionalizzano sempre più.

Come riporta Asia Times, recentemente, una donna istishhadi dall’aspetto caucasico, ha tentato un attacco suicida a un posto di blocco militare nell’Indananan, Sulu.

Si tratterebbe del primo tentativo di attacco terroristico suicida femminile sul suolo filippino. Le autorità filippine ritengono che l’esecutrice catturata operasse al comando del Gruppo Abu Sayyaf, Asg, una delle più note organizzazioni terroristiche islamiche della regione, che ha fatto giuramento di fedeltà allo Stato islamico.

Si ritiene che il suo leader, Hatib Hajan Sawadjaan, diventi il prossimo emiro designato dallo Stato islamico nel sud-est asiatico. La  sicurezza filippina sospetta che stia cercando di effettuare atti terroristici, anche attraverso attacchi suicidi, per farsi notare dai vertici di Daesh.

Il precedente emiro dello Stato islamico nel sud-est asiatico, Isnilon Hapilon, è stato ucciso durante l’assedio di Marawi; altro leader dello Stato islamico filippino Benito Marohombsar, noto anche come Abu Dar, è stato ucciso negli scontri.  La vittoria dell’esercito filippino a Marawi ha disperso i terroristi in tutto il paese.

Il tentativo di attacco di settembre ha segnato la terza operazione di attentato suicida di quest’anno nelle Filippine da parte di gruppi affiliati allo Stato islamico, secondo dati ufficiali. I funzionari filippini dicono di essere ora in massima allerta per altri attentati suicidi che possono colpire le principali città del paese. 

Di forte alla possibilità di attentati suicidi di Daesh, la sicurezza filippina sta valutando contromisure potenzialmente estreme, tra cui leggi più severe che potrebbero frenare alcuni diritti e libertà. Simili misure sono già in vigore a Mindanao, dove la legge marziale è stata imposta durante e dopo l’assedio dei Marawi. La disposizione, che impone il coprifuoco e sospende varie libertà civili, è ora oggetto di una revisione ufficiale dopo essere stata estesa a tempo indeterminato per combattere le minacce terroristiche.

I gruppi della società civile, i leader economici e l’opposizione hanno tutti sostenuto l’abolizione della legge marziale, sostenendo che le restrizioni hanno minato la fiducia degli imprenditori, danneggiato l’economia locale e costruito un forte risentimento locale nella popolazione musulmana.

Antonio Albanese