UCRAINA. Da Kiev a Roma senza visto

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Il presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko ritiene che il regime senza visti dell’Ue per Kiev diventerà un simbolo del suo allontanamento «dall’Impero russo».

Poroshenko ha detto che attende con impazienza la riunione dell’11 maggio del Consiglio dell’Unione europea, che darà agli ucraini, in possesso di un passaporto biometrico, il diritto di passare la frontiera senza visto. L’entrata senza visto è prevista per 90 giorni, per turismo, per visitare parenti o amici, o per scopi commerciali, ma non per lavorare. L’esenzione si applica a tutti i paesi dell’Ue, ad eccezione di Irlanda e Regno Unito, nonché Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.

«Si tratta di una decisione estremamente importante per il nostro paese, se si vuole, è il Rubicone perché si lascia l’impero russo e torniamo alla nostra culla europea», ha detto Poroshenko, parlando ad una cerimonia militare presso il Centro di Comunicazione, Automazione e Informazione della Guardia Statale di Confine dell’Ucraina, riporta Ria Novosti.

Nel corso della sessione plenaria, il 6 aprile scorso, il Parlamento europeo ha approvato l’introduzione di un regime senza visti per i viaggi brevi di cittadini ucraini verso i paesi della zona Schengen. Questa decisione è stata sostenuta dal Comitato dei rappresentanti permanenti dell’Ue. L’11 maggio la questione è in calendario per essere discussa dal Consiglio d’Europa.

Il 26 aprile il Comitato dei Rappresentanti Permanenti degli Stati membri dell’Ue, Coreper, ha sostenuto la decisione di concedere agli ucraini indiretto di viaggiare nell’Ue senza visto.

Kiev spera che nell’estate gli ucraini possano essere messi in grado di viaggiare verso l’Ue senza visto. Allo stesso tempo, nel mese di marzo 2017, è entrato in vigore il meccanismo della sospensione del regime senza visti in caso di un afflusso incontrollato di migranti. Tale meccanismo è stato definito dal Consiglio dell’Unione europea come condizione necessaria per l’abolizione dei visti per i cittadini provenienti dalla Georgia e dall’Ucraina.

Anna Lotti