di Antonio Albanese THAILANDIA – Bangkok 12/10/2016. Un ex guerrigliero a lungo accusato di avere un ruolo chiave nel Triangolo d’Oro è stato arrestato durante un’operazione di polizia l’11 ottobre. Secondo la polizia thailandese, Laota Seanlee, 79 anni, sarebbe stato catturato mentre cercava di vendere 20 chilogrammi di crystal meth a degli agenti infiltrati, dalla sua casa in un villaggio sul confine tra Thailandia e Myanmar. Le colline del nord della Thailandia fanno parte del Triangolo d’Oro, la zona dove viene prodotta la droga che comprende parti di Myanmar e Laos; i suoi cartelli gestiscono il traffico di eroina, metanfetamine e altre droghe sintetiche.
Rispetto alle loro controparti in America Centrale e Latina, duramente colpite da lotte intestine o dalle operazioni di polizia, i leader del Triangolo d’oro sono rimasti relativamente indisturbati per decenni. La polizia ha arrestato Laota e altri 13, tra cui i membri della sua famiglia, li ha fatti sfilare davanti alla telecamere il 12 ottobre. Laota era stato già arrestato prima, ma le autorità non sono mai riuscite a muovergli accuse per traffico di droga. Nei primi anni Duemila, ha trascorso quattro anni in carcere scontando condanne per traffico di droga, ma era stato assolto nel 2007.
In un’intervista del 2011 con il Bangkok Post ha dato dettagli della sua vita: di etnia Lisu, minoranza del sud-ovest della Cina, Laota entra a far parte del Kuomintang come soldato bambino e poi fa carriera; in seguito ha combattuto contro l’insurrezione comunista della Thailandia nel 1970.
La sua casa villaggio si trova appena oltre il confine con il Myanmar controllato dalla potente United Wa State Army, milizia ribelle accusata di essere tra i principali produttori e trafficanti di droga. Negli ultimi anni aveva aperto un ritrovo, il Lao Ta Café, frequentato dai viaggiatori nel nord della Thailandia.
La produzione di droga nel Triangolo d’Oro è aumentata negli ultimi anni, con un aumento della metanfetamina che si è aggiunta ora aggiungendo al tradizionale traffico illecito di oppio, più che triplicata negli ultimi dieci anni secondo l’Unodc.