L’Arabia dei mille clan

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ARABIA SAUDITA – Riad 30/03/2014. Re Abdullah bin Abdulaziz nominato il principe Muqrin come vice principe ereditario il 27 marzo.

Muqrin, ex capo dell’intelligence, diventerà principe ereditario dopo il principe Salman. L’agenzia di stampa saudita, riporta al Monitor, ha annunciato la nomina avvenuta con un decreto reale irrevocabile. La nomina arriva dopo mesi di discussione tra i reali. Abdullah ha trascurato il principio di anzianità e ha scelto di elevare un suo aiutante leale sopra gli altri fratelli del re, e sopra la nuova generazione di principi. La sua decisione ha avuto il consenso del 75% dei membri del Comitato dell’Alleanza, creato per garantire una successione regolare al trono visto che il re ha invitato i reali a «stare uniti, risolvere eventuali differenze nel dialogo, senza che forze esterne interferiscano nei loro affari privati». Ma il comitato è stato destinato a diventare attivo solo dopo la morte di Abdullah e del principe ereditario, il principe Sultan. Va ricordato che il re ha già vissuto la morte di due principi ereditari, Sultan e Naif. Spostare la successione alla seconda generazione potrebbe minacciare l’equilibrio di potere tra i vari clan Al- Saud e inevitabilmente emarginarne un certo numero, se la successione da orizzontale, tra fratelli, diventa verticale, da padre in figlio. Il fondatore del regno, Abdulaziz ibn Saud, mise da parte i suoi fratelli quando nominò il proprio figlio, Saud come principe ereditario nel 1932. Allora era possibile farlo, oggi una simile mossa è destinata a essere un problema: molti figli del fondatore misero i propri figli in posizioni chiave e una manciata di questi sono ora attori chiave nella politica interna ed estera: Muhammad, figlio di Naif, che controlla gli affari interni sauditi; Mitab, figlio del re, che controlla la Guardia nazionale saudita. Altri clan, poi, all’interno della famiglia ruotano attorno ai figli del re Faisal, Sultan e Fahd. Data la proliferazione di posizioni reali e di detentori del potere, l’Arabia Saudita può essere vista come un regno a più teste: il regno non è più una monarchia assoluta centralizzata come sotto il re Faisal (1964-1975), ma un gruppo di feudi e di clan sotto un re onorario, che nel futuro sarà il principe Muqrin, che dovrà riconoscere l’interesse di ognuno di questi clan e mantenere il bilanciamento delle varie fazioni. I sauditi stanno cercando di vivere un simile cambiamento in senso pluralistico, cercando il favore attraverso un rapporto clientelare con almeno un clan. 

Nonostante la proliferazione della burocrazia e delle istituzioni dello Stato, le politiche del regno rimangono personalizzate e ruotano intorno ai principi: più principi ci sono, più opportunità sono disponibili. Il sistema funzionerà finché il mito della monarchia verrà alimentato. La nomina di Muqrin come vice principe ereditario può risolvere la successione , ma non i pericoli legati al moltiplicarsi dei centri di potere, ognuno dei quali gestisce un ministero o un ramo del governo. Il pluralismo principesco è una sfida sia per i governi stranieri che per quanti si occupano del regno . La natura personalizzata della politica mina le relazioni economiche e politiche  a lungo termine; il rimescolamento costante di principi tra le varie istituzioni e la competizione tra loro è destinata a creare incertezza e rischia di minare la credibilità del regime. Certamente rende l’Arabia Saudita uno dei paesi più opachi nel settore economico – finanziario. Paesi e imprese si trovano spiazzati da simili rimpasti e speso vagano disperatamente alla ricerca di indizi per decifrare i misteri sauditi. L’alternativa alla convivenza è il conflitto interno che senza dubbio potrebbe minare il futuro del regno.