
L’ex presidente dello Yemen, Ali Abdallah Saleh, ha annunciato, in un discorso televisivo il 2 dicembre, che avrebbe sbattuto fuori da Sanaa le milizie Houthi, mentre infuriavano gli scontri tra i lealisti di Saleh e le milizie sostenute dall’Iran nella capitale.
Saleh ha chiesto che i suoi lealisti e le milizie Houthi concordassero un cessate il fuoco comune, dopo che gli scontri erano giunti al quarto giorno e avevano causato la morte di almeno 80 persone, riporta Al Arabya. «Il popolo si è ribellato contro l’aggressione di Houthi», ha detto Saleh.
L’ex presidente, sostenuto dal regno dell’Arabia Saudita, ha esortato a dare concretezza alla presenza della «milizia governativa in terra yemenita», aggiungendo che gli houthi avevano continuato nei loro «atti di forza contro i cittadini yemeniti». Ha anche chiesto che le forze armate yemenite si astengano dal prendere ordini dalla milizia houthi, e ha chiesto di «aprire una nuova pagina con i paesi vicini».
In precedenza, il partito del Congresso Generale del Popolo di Saleh, GPC, aveva accusato gli houthi di non aver onorato la tregua e aveva scritto sul suo sito web che gli Houthi hanno tutta la responsabilità di aver trascinato il paese in una guerra civile devastante. Ha anche invitato i suoi sostenitori, compresi i combattenti delle diverse tribù, a «difendere il loro paese, la loro rivoluzione e la loro repubblica…». Il Gpc ha esortato l’esercito e le forze di sicurezza a rimanere neutrali nel conflitto.
Il gruppo houthi Ansarullah, in una dichiarazione postata sul suo account di Twitter, ha definito gli scontri come «deplorevoli». «Stanno avvenendo in coordinamento con la Coalizione», riferendosi alla coalizione guidata dall’Arabia Saudita. I combattimenti erano iniziati il 29 novembre, quando il partito Gpc di Saleh aveva accusato gli houthi di aver fatto irruzione nel complesso principale della città, in una moschea, e di aver esploso Rpg e lanciato granate. Saleh chiama alla riscossa un paese dilaniato al centro dello scontro rinnovato tra Iran e Arabia Saudita, che ha rinnovato la sua postura assertiva nell’area, dalla nomina del nuovo erede al trono.
Graziella Giangiulio