La sua posizione di polo manifatturiero chiave e alternativa preferita alla Cina nelle catene di fornitura globali ha portato una crescita notevole e investimenti esteri ha fatto la fortuna del Vietnam negli ultimi dieci anni. Ma con Washington che esamina sempre più attentamente gli squilibri commerciali e il presidente Donald Trump tornato alla Casa Bianca, Hanoi ora si trova ad affrontare un momento decisivo.
L’avanzo commerciale del Vietnam con gli Stati Uniti è salito alle stelle lo scorso anno, rendendolo uno dei più grandi in Asia. Questa esposizione lo rende un facile bersaglio per tariffe e altre misure commerciali qualora l’amministrazione Trump si spostasse decisamente verso una posizione più protezionistica, riporta AT.
Sebbene Trump non abbia ancora segnalato un’azione diretta contro il Vietnam, l’attesa potrebbe finire presto. La sua retorica passata è stata inequivocabile: il Vietnam è stato etichettato come “quasi il singolo peggior abusatore” di pratiche commerciali nel 2019.
Se le tariffe dovessero tornare, non colpirebbero solo le esportazioni; danneggerebbero la fiducia degli investitori, interromperebbero le catene di fornitura e complicherebbero le ambizioni di Hanoi di una più profonda integrazione economica globale. Il governo deve essere proattivo per evitare che si ripetano le tensioni commerciali passate che lo hanno visto lottare per trovare soluzioni. Hanoi ha delle opzioni, ma è il momento di agire.
Il Vietnam non può permettersi di fare così tanto affidamento sul mercato statunitense. La prima mossa potrebbe essere quella di diversificare i mercati di esportazione per ridurre la vulnerabilità alle tariffe americane. L’ampliamento delle partnership commerciali con l’Unione Europea, il Medio Oriente e i vicini dell’ASEAN fornirebbe destinazioni alternative per i prodotti vietnamiti.
Detto questo, gli Stati Uniti rimangono un partner commerciale fondamentale e Hanoi deve anche rafforzare la sua posizione con Washington. Un modo per raggiungere questo obiettivo è aumentare le importazioni americane. I recenti accordi per l’acquisto di aeromobili e gas naturale liquefatto statunitensi sono stati un passo nella giusta direzione, ma il Vietnam deve fare di più.
Il successo del Vietnam è stato alimentato dagli investimenti diretti esteri, in particolare dalla Cina. Ma questa dipendenza potrebbe diventare una responsabilità se Washington considerasse il Vietnam semplicemente come un’estensione della produzione cinese piuttosto che un vero partner commerciale. L’amministrazione Biden stava già osservando attentamente gli investimenti cinesi in Vietnam.
Hanoi sta considerando prioritari settori di alto valore come la produzione di semiconduttori, l’automazione basata sull’intelligenza artificiale e la logistica avanzata, basate su joint venture con aziende statunitensi tese a farne un nodo critico nella strategia di resilienza della supply chain americana.
La finezza diplomatica di Hanoi l’ha aiutata a superare le controversie commerciali, ma questa volta la posta in gioco è più alta, stabilendo una presenza più forte a Washington. La sua rapida ascesa economica ha fatto sì che il paese non abbia le relazioni aziendali e politiche radicate negli Stati Uniti come, ad esempio, il Giappone o la Corea del Sud.
Tommaso Dal Passo
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