VIETNAM. Hanoi chiama Hollywood

388

La nuova sfida del Vietnam è cinematografica: è possibile attirare Hollywood a girare film nel Paese pur continuando a censurare i registi?

A giugno il Vietnam ha rivisto la sua legge sul cinema, specificando i passaggi che le società di media devono compiere per ottenere il permesso di svolgere attività che vanno dalle riprese sul posto alla proiezione di film online. Uno degli obiettivi è quello di attirare la produzione di blockbuster, ma la legge ha sollevato delle perplessità: la legge aggiornata vieta anche un ampio catalogo di contenuti, tra cui quelli ritenuti “reazionari e malvagi”.

Ci si chiede se i controlli statali possano ostacolare un’industria locale in competizione con la Thailandia e le Filippine per gli investimenti e che sta cercando di superare l’ossessione degli stranieri per le storie della guerra del Vietnam, riporta Nikkei.

La censura vietnamita ha già tagliato i contenuti più scabrosi di parecchi blockbuster e si è affidata a vari regolamenti per farlo. Lo Stato controlla rigorosamente i media, soprattutto quelli di natura politica. I contenuti che riguardano il partito al governo sono vietati, mentre i film che mostrano le rivendicazioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale sono stati bloccati.

In passato i registi hanno dichiarato di aver dovuto eliminare filmati che ritraevano tabù come le superstizioni, le sigarette o le sconfitte della polizia che non trionfava in una lotta.

La censura non si limita ai lungometraggi. Ad aprile il cantante più popolare del Vietnam, Son Tung, ha visto bloccato il suo video musicale che ritraeva un suicidio. L’Autorità statale per la radiodiffusione e l’informazione elettronica ha dichiarato di aver ordinato a YouTube di Google di bloccare il video e che TikTok lo ha vietato preventivamente. La nuova legislazione rivede la legge sul cinema del 2006 e codifica per la prima volta la censura in un unico punto. Vieta i contenuti che insultano la bandiera del partito, che gettano ombre sui valori culturali e sulla religione locale, che diffondono propaganda antistatale, che distorcono la storia, che negano le conquiste rivoluzionarie o che mostrano atti osceni o la commissione di reati.

Le troupe di produzione straniere devono affrontare molteplici ostacoli. Ad esempio, come per la stampa, sono pedinate da assistenti governativi. In base a una clausola della legge aggiornata, nella richiesta di girare in Vietnam devono fornire al governo una sintesi della sceneggiatura. Ma avrebbe potuto essere più onerosa: dopo un lungo dibattito che ha portato al voto del 15 giugno, i legislatori hanno infine scelto questa opzione piuttosto che richiedere la presentazione di sceneggiature complete. Con regole più permissive, la Thailandia è stata l’equivalente geografico di una controfigura del Vietnam, facendo da sfondo ad alcuni dei film più famosi sul suo vicino, come la serie Rambo e Cielo e Terra di Oliver Stone. Nel frattempo, Apocalypse Now e Platoon sono stati girati nelle Filippine. Entrambi i Paesi sono stati una controfigura più stabile mentre il Vietnam si riprendeva dalla guerra.

Da Budapest a Vancouver, i governi devono affrontare pressioni per ottenere sussidi per attirare gli studios stranieri, cosa che Hanoi sta valutando ora. La legge sul cinema istituisce un fondo statale per promuovere la cinematografia, anche con incentivi finanziari per le società.

L’industria cinematografica vietnamita avrebbe un grande potenziale, in parte grazie all’enorme diaspora in California; i vietnamiti hanno ottenuto riconoscimenti a livello mondiale, da Rom, un film sui lavoratori poveri che ha vinto il primo premio al Busan Film Festival, a La terza moglie, candidato a tre Independent Spirit Awards. Entrambi hanno lottato con la censura in patria, che ha ordinato la cancellazione di alcune scene, ma hanno ottenuto il riconoscimento del Vietnam all’estero. Anche il conglomerato sudcoreano CJ Group considera il paese una promessa, creando una catena di cinema nel Paese nel 2011. Da allora, il piccolo mercato cinematografico del Paese è cresciuto costantemente. Il gruppo ha visto nel Vietnam un obiettivo chiave, dopo la Cina, perché aveva un mercato di quasi 90 milioni di potenziali spettatori ma meno investimenti di Thailandia e Indonesia. Ora la catena, CGV, è la più grande in Vietnam. Secondo Mirae Asset, i suoi ricavi sono aumentati del 66% tra il 2016 e il 2019, prima della pandemia, superando la crescita della società madre.

Alcuni si chiedono se l’applicazione della legge sul cinema sia fattibile sulle piattaforme internet. La legge richiede che i film abbiano un permesso di classificazione o di trasmissione per essere esportati. I legislatori, tuttavia, sembrano aperti ad allentare la censura per il momento. Secondo un riassunto del dibattito sul sito web dell’Assemblea nazionale, alcuni hanno affermato che i film nazionali dovrebbero essere controllati una volta terminati, e non prima, in modo da poter competere equamente con i film stranieri non vincolati dalla legge vietnamita. Alcuni vogliono anche garantire che i vietnamiti possano accedere a un maggior numero di film internazionali online e che possano migliorare le loro capacità cinematografiche collaborando con troupe straniere.

Altri legislatori hanno sottolineato la necessità di una regolamentazione per evitare film violenti, tossici o offensivi, oltre che per tutelare la sicurezza nazionale e gli interessi politici, si legge sempre sul sito dell’Assemblea nazionale.

Luigi Medici