VENEZUELA. Si apre il registro dei minatori di bitcoin

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Il governo venezuelano sta sviluppando un quadro giuridico per tassare e regolamentare l’attività di cripto-currency mining. Come primo passo, sta realizzando un registro dettagliato dei “minatori” del paese. Carlos Vargas, recentemente nominato dal presidente Nicolás Maduro, primo “sovrintendente della criptocurrency venezuelana”, ha annunciato il piano in occasione di una conferenza stampa il 19 dicembre. Secondo Vargas: «Vogliamo sapere chi sono, vogliamo sapere dove sono, vogliamo sapere quali attrezzature stanno usando». Il registro online dovrebbe essere operativo il 22 dicembre 2017 e i “minatori” dovranno registrarsi.

«La moneta digitale non è approvata da nessun istituto bancario nel mondo, né è stata approvata da nessun paese», si legge in un comunicato della polizia ripreso dal giornale on line venezuelano Cactus24: «La moneta è commercializzata legalmente, ma in sostanza opera in segreto». Nel frattempo, la polizia locale ha continuato ad arrestare i “minatori” di bitcoin venezuelani.

I fautori del nuovo registro affermano che creerà un percorso che consentirà ai minatori di bitcoin del paese di operare con protezioni legali.

L’estrazione mineraria di Cryptocurrency non è tecnicamente illegale in Venezuela, ma la polizia ha arrestato i minatori fin dall’inizio del 2016, accusandoli di furto di elettricità, frodi, criminalità informatica e finanziamento del terrorismo. L’estorsione è dilagante. Dopo che sono stati scoperti dalla polizia, ai minatori viene talvolta chiesto di pagare per rimanere fuori dai guai.

«I minatori stanno lavorando in condizioni difficili e formalizzare la struttura attraverso questo registro aiuterà a proteggerli da estorsioni e molestie”, ha detto Angel Salazar, membro della commissione consultiva che prepara il regolamento sulla criptocurrency.  L’industria “mineraria bitcoin” sta esplodendo in Venezuela, sia su piccola scala, con cittadini tecnologicamente esperti che fanno funzionare serie di macchine nelle loro case, sia come industria nascosta, con migliaia di computer appositamente progettati nascosti in magazzini e uffici. L’estrazione mineraria è redditizia in Venezuela perché lo Stato sovvenziona pesantemente il costo dell’elettricità.

Il bitcoin consente agli utenti di importare cibo e medicinali attraverso siti di e-commerce come Amazon e Walmart, eludendo i controlli di capitale che hanno reso impossibile acquistare beni stranieri con bolivar venezuelani.

Il 3 dicembre Nicolas Maduro ha annunciato che il Venezuela sta lanciando la propria criptocurrency, il Petro, che prevede di utilizzare uno strumento per eludere le sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti. Maduro ha anche annunciato la formazione di un “Observatorio Blockchain”, per aiutare a capire come funzionerà il Petro e formulare le politiche di regolamentazione criptocurrency. 

Un secondo gruppo di professionisti del settore e ingegneri, ha tenuto incontri con funzionari venezuelani dall’inizio di settembre, per fare proposte operative come la limitazione dell’estrazione mineraria alle zone industriali della città, dove la rete elettrica tende ad essere più robusta. Ai minatori potrebbe anche essere chiesto di iniziare a pagare l’elettricità che utilizzano.

Graziella Giangiulio