Dopo l’annuncio della scorsa settimana fatto da Mosca che ha dichiarato la “linea rossa” sul possibile intervento militare degli Stati Uniti in Venezuela; Mosca ha inviato un aereo da trasporto militare pieno di soldati sbarcati sabato a Caracas. Le immagini satellitari rivelano un importante dispiegamento di sistemi missilistici di difesa aerea S-300 in una base aerea a sud di Caracas.
L’Antonov An-124, atterrato a Caracas il 23 marzo scorso, ha trasportato anche il generale russo Vasily Tonkoshkurov, capo di Stato Maggiore delle Forze terrestri e primo vice comandante in capo delle Forze terrestri della Russia, accompagnato da 99 militari e 35 tonnellate di carico, riporta il blog Zerohedge.
L’Antovov è atterrato poco dopo l’incontro di Roma, durante il quale la Russia ha ribadito il suo avvertimento agli Stati Uniti: Mosca non tollererà un intervento militare americano per rovesciare il governo venezuelano con il quale è alleato; mandando truppe e missili, Mosca non vuole correre rischi con il suo alleato sudamericano. Il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha detto all’”inviato speciale” statunitense per gli affari venezuelani, Elliot Abrams, che nessun intervento militare americano in Venezuela sarà tollerato da Mosca.
Il giorno dopo lo sbarco delle truppe russe a Caracas, le forze armate bolivariane di Maduro hanno attivato i sistemi S-300. I sistemi missilistici S-300 sono stati dispiegati alla base aerea Capitan Manuel Rios, nello stato di Guarico; si tratta di un messaggio destinato a ribadire il forte monito fatto a Washington, anche se non è ancora chiaro quanto siano attivi i reparti russi in Venezuela. Nel dettagli si tratta di cinque lanciatori e un radar di guida missilistica multicanale 9S32Me (Mmgr).
La reazione di Washington si è manifestata attraverso le parole del segretario di Stato Mike Pompeo. Pompeo, riporta Abc ha detto al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, che l’invio di personale militare russo in Venezuela sta aumentando le tensioni:«Gli Stati Uniti e i paesi regionali non staranno a guardare».
Graziella Giangiulio