VENEZUELA. L’unica fabbrica aperta è quella della povertà

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Il presidente dell’Assemblea Nazionale venezuelana Julio Borges avrebbe sollecitare il governo di Caracas ad adottare misure per frenare la rapida crescita della povertà nel paese, Secondo il diario de Caracas, Borges ha aggiunto: «Il fatto che Nicolas Maduro ignori i poveri, non fa che questi scompaiano».

Durante il comitato politico del partito Primero Justicia, Borges (nella foto) ha detto al vertice del partito che «il fatto che ci sia l’82% della povertà in Venezuela, significa che 25 milioni di cittadini di questo paese non hanno i soldi per coprire le loro necessità di base, che la percentuale del 52% di gente in condizioni di povertà estrema, significa che 16 milioni di venezuelani non possono neanche permettersi di mangiare».

A questo proposito il parlamentare ha detto che oggi «l’unica fabbrica che il governo riesce a tenere aperta è quella della povertà». Borges ha aggiunto che l’ufficialità «negozia con la fame dei venezuelani» e che la «usa come uno strumento elettorale»; ragioni che, a suo parere, spiegano l’assenza di misure strutturali per combattere l’impoverimento.

Borges ha sottolineato che il governo non può nascondere «i livelli di povertà dopo il più grande boom petrolifero, il paese ha rimbalzato sui livelli raggiunti negli anni Novanta». Ha anche definito «un grande cinismo» che il portavoce del governo parli di «presunte» politiche per proteggere le persone, quando «in questo paese abbiamo la più alta inflazione nel mondo, i più poveri non hanno alcuna sicurezza sociale, e ci sono centinaia di bambini che lasciano la scuola a causa della fame».

Borges ha fatto poi un richiamo alla politica chiedendo all’ufficialità di sintonizzarsi con i problemi della grande maggioranza dei venezuelani, e ha ribadito la sua gratitudine alle università e agli specialisti che hanno condotto l’Encuesta sobre Condiciones de Vida en Venezuela del 2016, «il governo non riconosce i poveri, ma le indagini statistiche sì e grazie a questo siamo in grado di avere un quadro reale del Venezuela come è oggi».

Graziella Giangiulio