VENEZUELA. La prossima guerra del petrolio è quella con la Guyana

571

Le tensioni politiche tra la Guyana e il Venezuela si stanno acuendo a causa della disputa di confine su un’area che comprende i due terzi del più piccolo paese sudamericano di lingua inglese. L’area in questione è la provincia di Essequibo, ricca di risorse, dove ExxonMobil ha iniziato l’esplorazione petrolifera nel 2008. La società ha recentemente scoperto importanti riserve di petrolio e gas in Guyana.

Il 9 gennaio, riporta Globalvoices, il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha annunciato che avrebbe “riconquistato” la provincia, che si trova ad ovest del fiume Essequibo della Guyana. Anche se le ricchezze della zona includono oro, diamanti e legname, il fulcro della rivendicazione venezuelana è al largo della costa: l’ubicazione dell’enorme giacimento petrolifero di Liza della ExxonMobil, che secondo le stime della società produrrà circa 120.000 barili di petrolio al giorno. ExxonMobil descrive l’area come parte del blocco di Stabroek, definendola «il primo importante giacimento petrolifero offshore della Guyana».

La scoperta delle risorse petrolifere e di gas ha portato la Guyana ad essere il paese il più giovane ad entrare nell’industria energetica globale, mentre il Venezuela è oramai un attore consolidato. Nonostante il Venezuela goda delle più grandi riserve di petrolio del mondo, con oltre 300 miliardi di barili, la nazione è sull’orlo del collasso socio-economico da diversi anni.

Nel 2019, il presidente Nicolas Maduro ha ordinato che il leader dell’opposizione Juan Guaidò fosse accusato di tradimento per aver presumibilmente accettato di rinunciare alla rivendicazione del Venezuela sulla provincia di Essequibo. La rinnovata spinta del Venezuela fa seguito all’inaugurazione, il 5 gennaio di quest’anno, di un’Assemblea nazionale pro-Maduro, la cui legittimità è messa in discussione dall’opposizione.

Nel frattempo, il presidente della Guyana, Irfaan Ali, ha definito la rivendicazione di Maduro «una nullità legale»: «Ricordo che la sovranità su questa costa, e sul territorio terrestre a cui è annessa, è stata assegnata alla Guyana, l’allora Guyana britannica, nel lodo arbitrale del 1899, la cui validità e il cui carattere giuridicamente vincolante la Guyana è fiduciosa che la Corte internazionale di giustizia sosterrà in modo inequivocabile».

Sulla scia delle esercitazioni congiunte della guardia costiera degli Stati Uniti e della Guyana dell’8 gennaio, l’ammiraglio Craig Faller, comandante del Comando Sud degli Stati Uniti, è arrivato in Guyana l’11 gennaio per una visita di tre giorni – un segnale che l’interesse dell’amministrazione uscente Trump è saldamente allineato con quello della Guyana.

Nel 2018, il ministero degli Esteri venezuelano ha dichiarato che il coinvolgimento degli Stati Uniti nella disputa equivaleva a una “interferenza”.

La questione è stata portata davanti alla Corte internazionale di giustizia nel giugno 2020. Il Venezuela ha costantemente rifiutato di partecipare al procedimento della Corte Internazionale di Giustizia, preferendo la via delle discussioni bilaterali.

Anche se la ExxonMobil ha tentato di continuare a lavorare normalmente, ci sono stati incidenti in cui navi militari venezuelane hanno intercettato le loro navi e le hanno allontanate dalla zona, sostenendo di non essere sotto la giurisdizione della Guyana.

La Comunità dei Caraibi, Caricom, ha dichiarato in passato il suo impegno ad «assistere il Venezuela e la Guyana in questa controversia», chiarendo che preferirebbe una «soluzione pacifica» all’impasse.

Antonio Albanese